Parla il leader di Azione, reduce dall’abbandono dell’alleanza con il centrosinistra di Letta, che ritorna sulla creazione di un terzo polo con Italia Viva: «Senza noi, nessuna possibilità di sottrarre voti alla destra»
Scenario ancora incerto per le prossime elezioni politiche, fissate al 25 settembre. Se la coalizione del centrodestra rimane ben salda nell’asse Berlusconi-Meloni-Salvini, diversa è la situazione per l’ala opposta del Parlamento.
Dopo la rocambolesca ritirata dalla coalizione con il Partito democratico di Enrico Letta, torna a parlare Carlo Calenda che con il suo partito Azione sta catturando le attenzioni dell’elettorato moderato. Le nuove mire dell’europarlamentare, ora, strizzano l’occhio a un suo vecchio compagno di partito, Matteo Renzi e Italia Viva.
Nell’intervista rilasciata a “La Stampa”, Calenda spiega il motivo che l’ha portato a rivolgersi all’ex premier: «La realizzazione di un terzo polo è fondamentale. Se non ci fossimo, si creerebbe un vuoto enorme per gli elettori moderati e nessuna possibilità di sottrarre voti alla destra». Una conferma, dunque, che il dialogo con Renzi va avanti.
Su un possibile incontro con il leader di Italia Viva dice: «Non è fissato, ci siamo visti gli scorsi giorni, ora stanno andando avanti gli staff a valorare, ma ci sentiamo. Sulle questioni di fondo, però, l’accordo è raggiunto e ora si discute su altre cose rilevanti». Si mostra, tuttavia, molto cauto nel cantare subito vittoria: «Finché non sono depositati i simboli non mi sbilancio».
Appuntamento quindi al 14 agosto, con l’ufficializzazione delle liste elettorali. Quale leadership proporrà il terzo polo? Calenda ammette di non aver ancora fatto chiarezza su questo punto, ma riferisce: «Potrebbe anche essere una figura terza, magari una donna».
Obiettivo? Arrivare a una maggioranza Ursula
Per arginare i voti che andrebbero al centrodestra, il piano di Calenda e Renzi è chiaro: «L’obiettivo è arrivare a una maggioranza Ursula, costruendo una coalizione larga che chieda a Mario Draghi di rimanere a palazzo Chigi». L’intento è quello di proseguire con l’agenda Draghi, sulla strada battuta dal banchiere italiano.
Lo scopo è quello di giocare al pareggio con Meloni, perché, secondo il volto di Azione, «eventuali governi di centrodestra o centrosinistra, con queste alleanze, non reggerebbero un giorno». Fratelli d’Italia va battuto sul terreno del proporzionale, al Senato: «Io mi candiderò lì e andrò in Veneto, andrò in Lombardia, nelle valli dove votavano la Lega e ora la gente non li vuole più sentire».
I rapporti col Pd
«Enrico è una persona per bene e un amico, può legittimamente dire che ho sbagliato, ma non può dire che non lo avessi avvisato», così Calenda commenta l’interruzione dei dialoghi con il Pd per un’eventuale alleanza, per poi aggiungere: «Nell’ultima nostra riunione gli ho detto: “Enrico stai facendo la cavolata della tua vita, la gente così non capirà, sembriamo Frankenstein, io non posso starci”».
Per chi accusa Calenda e Renzi di raggiungere solamente uno scarso 4% nella coalizione, il leader di Azione glissa: «Non mi preoccupa. Lo dice il sondaggista di Pd e Più Europa. In questo momento i sondaggi seri non stanno rilevando perché la gente è al mare».