“Sono contento che le istituzioni non abbiano ceduto alla pressione del Vaticano, che non voleva assolutamente che venisse approvata“, ha detto Pietro Orlandi al Corriere della Sera. “Penso che il Vaticano non volesse la commissione. Lo ha anche detto il promotore di giustizia vaticano Diddi. Il Senato ha fatto una serie di audizioni per poter capire la necessità o meno di questa commissione e, nel corso della prima, Alessandro Diddi ha in effetti sottolineato che aprire una terza indagine sarebbe stata una intromissione perniciosa” ha aggiunto.
Orlandi: la seduta
Il 14 marzo, presso la Sala San Macuto, si è tenuta la prima seduta della Commissione bicamerale d’inchiesta sui casi Orlandi e Mirella Gregori. Istituita a seguito di un acceso dibattito nazionale, alimentato anche dalla serie “Vatican Girl”, la Commissione è stata approvata all’unanimità il 23 marzo 2023. La sua partenza è stata però ritardata. Domani, con l’elezione del presidente, che dovrebbe essere un esponente di Fratelli d’Italia, si entrerà finalmente nel vivo.
Una commissione imparziale
“Sarà una commissione imparziale”, assicurano fonti di Fratelli d’Italia. “L’obiettivo è ascoltare testimonianze e acquisire documenti per arrivare, se possibile, a una verità che in 40 anni la magistratura non ha trovato”.
Soddisfazione anche da parte dell’avvocato della famiglia Orlandi, Laura Sgrò: “Si va avanti nel percorso di fare luce sul mistero d’Italia per eccellenza”.
Commissione composta da 40 membri
La Commissione è composta da 40 membri, tra cui esponenti di tutti gli schieramenti politici. Tra i nomi noti, Tommaso Foti (FdI), Carlo Calenda (Azione), Enrico Borghi (Italia Viva), Maurizio Gasparri (FI), Alessandra Maiorino (M5S), Simona Malpezzi e Roberto Morassut (Pd).
Il promotore di giustizia vaticano, Alessandro Diddi, titolare di un’inchiesta aperta su ordine di Papa Francesco, si era opposto alla creazione della Commissione, chiedendo di dare più tempo alla Procura vaticana per collaborare con quella romana. Al momento, però, non ci sono nuovi sviluppi significativi, se non alcune indiscrezioni su un dossier della Segreteria di Stato sullo zio paterno di Emanuela, Paolo Meneguzzi.
La Commissione si concentrerà sulle numerose piste investigative che si sono accumulate negli anni: rapimento, ricatto, coinvolgimento della Banda della Magliana, dello Ior, del terrorista turco Alì Agcà, fino all’ipotesi di una violenza sessuale sostenuta dal giornalista investigativo Pietro Nicotri. Non è escluso che la Commissione avvalga di consulenti e ascolti nuovi testimoni.
Il magistrato romano Giancarlo Capaldo, che ha guidato l’inchiesta dal 2008 al 2012, si è già detto disponibile ad essere ascoltato. Nel 2012, su sua disposizione, fu anche aperta la tomba del boss della Magliana Renatino De Pedis, situato in modo anomalo nella cripta della basilica di Sant’Apollinare, vicino al luogo dove Emanuela è stata vista per l’ultima volta.
La speranza è che la Commissione d’inchiesta possa finalmente fare chiarezza su un caso che ha tormentato l’Italia per decenni.