In Senato arriva il Decreto Aiuti con il voto di fiducia, ma il Movimento Cinque Stelle ha annunciato che non voterà. Draghi riflette. «Con i grillini fuori si va al voto», è il pensiero che accomuna Lega e Pd. I distinguo di Forza Italia
Arriva il giorno del voto, o meglio del non voto. Il Movimento Cinque Stelle oggi non voterà la fiducia legata al Decreto Aiuti al Senato, come ha annunciato ieri sera Giuseppe Conte al termine di una giornata convulsa. Un passaggio che spalancherebbe le porte a una crisi di governo, con la possibilità di procedere con le elezioni a meno che non si trovi una formula tecnica, come ad esempio l’appoggio esterno.
Gli scenari e la giornata convulsa del M5s
Conte esce dalla giornata di ieri in cui ha tentato (per l’ennesima volta) di fare da mediatore tra le due anime del Movimento, ossia quella che “governista”, pronta ad accompagnare l’esecutivo anche se a certe condizioni (inserite nel documento di nove punti già consegnato al premier), e l’ala più oltranzista, che invece punta decisa allo strappo, convinta che sia l’unica via per ricostruire il Movimento anche dopo l’uscita di Di Maio.
Le posizioni dei diversi partiti
Ma Conte deve confrontarsi anche con le forze esterne. Enrico Letta spinge affinché tutto rientri, perché «mettere a rischio il governo ora sarebbe paradossale». In via Bellerio intanto, Matteo Salvini professa lealtà ma assicura anche di non essere disponibile a fare la caccia ai responsabili in Parlamento. «Meglio far votare gli italiani che far passare loro 9 mesi sulle montagne russe. Se i 5 stelle faranno una scelta parola agli italiani». Diversa la posizione di Forza Italia: prima Silvio Berlusconi e poi Antonio Tajani si dicono convinti che anche senza il M5S i numeri ci siano per continuare. Ma quello che non può esserci è un altro presidente del Consiglio».