La situazione internazionale, la pandemia e le tensioni in Asia tendono il quadro incerto: negli Stati Uniti atteso calo dei prezzi
Atteso nelle prossime ore il dato sull’indice prezzi al consumo Usa, saranno resi noti anche i valori di Italia e Germania. I risultati determineranno le scelte future delle banche centrali e l’andamento dei mercati in evidente difficoltà per i dati economici negativi, le crescenti tensioni geopolitiche e i timori di recessione.
In Usa – per l’effetto della diminuzione della spesa dei carburanti – si prevede un rallentamento dei prezzi: il calo potrebbe arrivare sotto quota 9%. Nonostante nel mese di luglio la benzina sia scesa molto, il diesel – più legato all’andamento dei mercati globali – resta in rialzo.
Gli scenari degli analisti
Vincenzo Bova, strategist di MtsCapitalservices, analizza la situazione e chiarisce che «l’aspettativa è di un ribasso all’8,7% dell’inflazione (contro il 9,1% del mese precedente). Il problema è che la componente ‘core’ tende a salire perché la domanda di servizi resta alta. E questo spingerà l’inflazione al rialzo». Non basterebbe dunque una discesa mensile dei prezzi «per convincere la banca centrale a rallentare i tassi, servono almeno un paio di ribassi consecutivi». Bova spiega che non si aspetta un rallentamento dei tassi a settembre. L’eventualità più probabile è che «la Federal Reserve alzi il costo del denaro dello 0,75% a settembre. La conferma l’avremo a fine agosto al tradizionale simposio di Jackson Hole. A fine anno i tassi Usa dovranno arrivare tra il 3,75% e il 4%. Questo significa: +0,75% a settembre, +0,50% a ottobre e +0,25% a dicembre. Questa dovrebbe essere l’ipotesi più probabile. E a dicembre, se l’economia Usa dovesse essere messa molto male, la Fed potrebbe fermarsi».
Gli investitori non prospettano in modo positivo la lettura dell’inflazione della più grande economia del mondo: la speranza che «la Fed possa andarci piano nella sua serie di rialzi dei tassi, volti a contrastare l’aumento dei prezzi» sembrerebbe sfumare.
Cosa può succedere in Italia
Se in Italia si considera un’inflazione stabile al 7,9% nel mese di luglio, anche in Germania parrebbe stabile e ferma al 7,5%. Per Filippo Garbarino, gestore del fondo Lemanik Global Equity Opportunities «anche se è molto difficile individuare i bottom del mercato» sembrerebbe avere senso per gli investitori di medio-lungo periodo «accumulare azioni ai prezzi correnti. Nei prossimi 6-12 mesi, i fattori chiave per i mercati rimangono l’inflazione e il suo impatto sulla politica dei tassi di interesse» perché «ci si aspetta che l’inflazione raggiunga il suo picco durante l’estate e cominci a scendere verso la fine del 2022». «Il contenimento dell’inflazione dovrebbe supportare sia i mercati azionari che quelli obbligazionari. Tuttavia, non è ancora chiaro in questa fase se la Federal Reserve riuscirà a orchestrare un atterraggio morbido o se perseguirà un forte rallentamento economico per riportare l’inflazione al suo livello target. In ogni caso, dato che le banche centrali stanno parlando apertamente di una possibile recessione, essa dovrebbe essere almeno parzialmente già prezzata dal mercato», conclude.