“Ho deciso di proseguire con ancor maggiore determinazione alla guida della presidenza del governo della Spagna”, ha dichiarato Pedro Sanchez, annunciando la sua volontà di non dimettersi dalla carica di primo ministro. Dopo cinque giorni di riflessione, durante i quali la stampa spagnola ha cercato invano di comprendere le reali intenzioni del Capo del governo, Sanchez ha deciso di restare saldo nel suo incarico nonostante la “macchina di fango” che lo ha colpito
Questa sua decisione ha dimostrato all’intera Europa che la politica può resistere alle pressioni del potere giudiziario, e che un rappresentante politico può sopravvivere alle accuse di un magistrato, come ha spiegato Piero Sansonetti su L’Unità. Per Sanchez si è aperta una voragine giuridica il 24 aprile scorso, quando sua moglie ha ricevuto un avviso di garanzia dalla Procura, accusata di “corruzione” e “traffico di influenze” dall’associazione sindacalista “Manos Limpias“
Questo nome risulta più riconoscibile in Italia che altrove, indicando in Spagna un’organizzazione di estrema destra. Nonostante l’aspro attacco alla sua famiglia, il primo ministro ha resistito e non ha ceduto. “La campagna diffamatoria nei confronti di me e di mia moglie non si fermerà; sono in grado di affrontarla”, ha dichiarato Sanchez, esortando il popolo spagnolo “a mostrare al mondo come difendere la democrazia“
L’appello di Sanchez che dà una lezione all’Europa
Pedro Sanchez non si è lasciato intimorire dalle accuse ed ha deciso di sfidare sia le destre spagnole che il potere giudiziario. Il primo ministro è riuscito a resistere non solo per integrità personale, ma anche grazie al sostegno di gran parte della Spagna. Nei cinque giorni in cui Sanchez si è ritirato in riflessione, annullando tutti gli impegni sulla sua agenda, centinaia di migliaia di persone sono scese nelle piazze spagnole per manifestare a favore del loro premier e in generale della sinistra.
“La mobilitazione sociale ha pesato sulla mia decisione di non dimettermi” ha evidenziato il premier nel suo discorso, riconoscendo l’importanza del ruolo svolto dal popolo spagnolo. Un sostegno non indifferente che lo stesso Sanchez ha ritenuto fondamentale. “C’è solo un modo per invertire questa situazione, che la maggioranza sociale, come ha fatto in questi cinque giorni, si mobiliti in un fermo impegno per la dignità e il buon senso, mettendo fine alla politica della vergogna che stiamo subendo da troppo tempo” ha poi ribattuto il premier, sfidando di fatto l’intera “macchina del fango“.
Sanchez ha vestito i panni di un leader, mostrandosi convinto della sua decisione e, appellandosi al “buon senso” del popolo, ha velatamente attaccato un sistema che vorrebbe assoggettare la politica, declassandola ad un piano inferiore rispetto a quello della magistratura. Sanchez ha però ricordato anche quanto il ruolo degli elettori e del popolo in generale sia fondamentale per abbattere un sistema che mette al primo posto il giustizialismo e non il garantismo.
Il golpe giudiziario in Spagna è sempre più lontano
Pedro Sanchez, sostenuto dal popolo spagnolo, non ha avuto timore di attaccare la magistratura. Non ha sentito il bisogno di dichiarare di “avere fiducia nel lavoro dei magistrati“, ma ha potuto imporsi ed appellarsi a quel garantismo che oggi giorno sembra diventare un concetto sempre più lontano. Un caso simile in Italia ha portato alla caduta di un governo.
L’avviso di garanzia ricevuto da Clemente Mastella, ministro della Giustizia nel governo Prodi, e da sua moglie Alessandra Lonardo, presidente del Consiglio regionale della Campania, ha scatenato una crisi politica in Italia. Mastella ha deciso di dimettersi, dichiarando di avere “piena fiducia nella magistratura“, per poi ritirare il suo appoggio a Prodi. Il governo è caduto in breve tempo. Anche in questo caso, le accuse riguardavano presunti illeciti nelle nomine nei settori pubblici. Nel 2017, nove anni dopo la caduta del governo, sia Mastella che sua moglie sono stati dichiarati innocenti e la “macchina del fango” si è arrestata. Tuttavia, in Italia non si sono verificate le stesse proteste popolari che si sono viste in Spagna, né c’era un leader in grado di dare alla politica italiana la stessa forza di quella spagnola.