Ad una settimana dallo scoppio del caso sulla Commissione voluta dal Viminale per vigilare sulle presunte infiltrazioni mafiose nel Comune di Bari e decidere quindi su un possibile scioglimento del Comune, la situazione per il sindaco Decaro e il governatore Emiliano non è delle migliori. Ad aver fatto precipitare tutti i piani del sindaco, che in pochi giorni era riuscito a guadagnarsi il favore del popolo, dell’opposizione e di parte del centrodestra, è stato proprio Michele Emiliano, che in occasione della manifestazione “Giù le mani da Bari” ha pronunciato una frase poco adatta e foriera di dubbi.
Ieri i quotidiani La Verità e Il Giornale hanno pubblicato una foto di Decaro e di due donne legate al boss Capriati. “Sui social gira una foto in cui il sindaco è a braccetto nel maggio 2023 con la sorella del boss Capriati e una donna giovane“, ha scritto Il Giornale. Ma il primo cittadino ha spiegato: “Difficoltà a capire chi fossero, poi abbiamo scoperto che le donne nelle foto sono estranee ad attività clan”. Nel contempo la commissione del Viminale è arrivata in Comune.
La Commissione Antimafia oggi ha richiesto l’audizione sia del governatore Emiliano sia del sindaco Decaro “al fine di evitare il balletto di ricostruzioni che leggiamo sulla stampa in relazione alle loro dichiarazioni, affinché precisino meglio i fatti e le circostanze relativi alla visita ad una sorella del boss di un clan mafioso, di cui ha riferito lo stesso Emiliano nel corso di un comizio pubblico“, come ha spiegato il deputato di Forza Italia Pietro Pittalis.
Le parole di Pietro Pittalis
“Oggi, in commissione Antimafia abbiamo chiesto un focus sulla vicenda Bari, invitando tutti ad evitare strumentalizzazioni e a preservare il ruolo della commissione stessa, che è quello di contribuire ad accertare l’esistenza di sodalizi criminali mafiosi che vanno contrastasti senza se e senza ma“, ha spiegato il deputato e membro della Commissione Antimafia Pietro Pittalis.
Il forzista ha poi chiarito che ciò a cui interessa la Commissione è “accertare, al di là dell’indagine della magistratura che seguirà il suo corso, se nelle aziende municipalizzate del comune di Bari si siano verificati fatti legati alle organizzazioni criminali e se vi sia il pericolo di infiltrazioni mafiose. Questo alla luce degli atti dell’autorità giudiziaria che descrivono una situazione davvero inquietante“.
Bari, le parole di Emiliano
“In due andammo a casa della sorella di Antonio Capriati, che era il boss di quel quartiere, e andai a dirle che questo ingegnere è assessore mio e deve lavorare, perché c’è il pericolo che qui i bambini possano essere investiti dalle macchine. Quindi, se ha bisogno di assistenza, te lo affido“, questo il racconto del governatore, avente come protagonisti lui e il sindaco, impegnati a far visita alla sorella di un boss mafioso della zona.
La storia ha ovviamente scatenato l’indignazione generale, facendo cadere Decaro in una situazione piuttosto scomoda e smuovendo anche la Commissione antimafia, che sembrerebbe ora intenzionata ad ascoltare Emiliano, per avere qualche dettaglio in più su quel presunto incontro.
Il tentativo di negazione di Decaro
“Lui non ricorda bene, io non sono mai stato a casa di nessuna sorella di un boss” ha ovviamente ribattuto oggi il sindaco di Bari, cercando di non affogare nella bufera mediatica che ha seguito le dichiarazioni del governatore Emiliano. “Si tratta di un episodio di quasi venti anni fa – chiarisce poi il primo cittadino – quando iniziammo a chiudere Bari Vecchia alle auto, lui mi diede tutto il suo sostegno davanti alle proteste di buona parte del quartiere, ma non sono mai andato in nessuna casa di nessuna sorella. La signora la incontrai per strada e litigammo anche per alcune fioriere“.
Il governatore sembrerebbe essersi confuso e a dare adito a questa teoria è la stessa Emanuela Capriati, detta “Lina“. “Qui non è venuto nessuno, né Decaro né Emiliano – chiarisce la 72enne, spalleggiata dalle altre donne della famiglia, che come lei confermano – Il sindaco nemmeno ci riceve“.
Anche Michele Emiliano ha provato a rimediare, raccontando di “essere stato frainteso“, per poi rivendicare: “Da pubblico ministero rinviai a giudizio Capriati, condannato all’ergastolo“. Secondo il governatore il suo racconto era una “boutade“, una goliardia che però ha creato più problemi di quanti chiunque potesse immaginare.
La reazione del centrodestra e dell’Antimafia
“La pezza è peggiore del buco” ha commentato Roberto Calderoli della Lega, ricordando che “con la mafia non si tratta“. Il leghista non è l’unico a nutrire ancora qualche dubbio su ciò che realmente sarebbe accaduto negli ultimi venti anni a Bari, tanto che i parlamentari leghisti in Commissione Antimafia hanno chiesto che Emiliano venga convocato e quindi ascoltato. A sostenere la convocazione anche il forzista Mauro D’Attis che ha rilanciato “una serie di audizioni” per il governatore.
Continuano poi le richieste da parte del centrodestra sullo scioglimento del Comune di Bari, portate avanti dal vicesegretario della Lega Andrea Crippa. “È impossibile e intollerabile continuare ad avere in carica un presidente e un sindaco che si affidano alla sorella di un boss“, ha dichiarato infatti il vicesegretario leghista.
Francesco Boccia del Pd, invece, sostiene nuovamente come la Commissione per lo scioglimento sia in realtà una mossa puramente politica, per affossare un comune a guida dem, poco prima delle elezioni amministrative: “Gli esponenti della destra per cercare di uscire dalla buca nella quale sono caduti su Bari continuano a fare uso scorretto delle istituzioni. Ora è la volta della commissione Antimafia, che dovrebbe essere il tribunale per processare Emiliano per una frase che ha già precisato e che il sindaco ha già chiarito per la parte che lo riguarda“.