I fatti più recenti fanno tornare la memoria indietro di più di ottant’anni, alla guerra d’Inverno del ’39-’40 scatenata da Stalin per acquisire alcuni territori considerati strategici dal punto di vista militare in funzione antitedesca: un tentativo espansionistico che ha molte similitudini con l’invasione dell’Ucraina
La Finlandia è da oggi il 31esimo paese membro della Nato e la sua adesione rappresenta un fatto storico, dopo oltre settant’anni di neutralità. E’ stata l’invasione dell’Ucraina a modificare gli umori del Paese, che nel timore di un attacco, oltre a porsi al riparo sotto l’ombrello dell’Alleanza atlantica, ha iniziato a costruire una fortificazione lunga più di 300 chilometri al confine con la Russia. Così Putin, scatenando la guerra, ha ottenuto l’effetto opposto a quello voluto, ossia di trovarsi un altro Paese della Nato ai propri confini. Gli eventi odierni fanno tornare la memoria indietro di più di ottant’anni, alla guerra d’Inverno del ’39-’40 scatenata da Stalin per acquisire alcuni territori considerati strategici dal punto di vista militare in funzione antitedesca, un tentativo espansionistico che ha molte similitudini con l’invasione dell’Ucraina. Anche allora, infatti, era stato siglato un patto di non aggressione sovietico-finlandese molto simile al Memorandum di Budapest del ’94 con cui la Russia si impegnava a rispettare l’integrità territoriale dell’Ucraina, ed entrambi i trattati sono stati poi totalmente disattesi da Mosca. Non solo: la frase di Stalin passata alla storia (“Noi non possiamo cambiare la geografia, né lo potete voi. Siccome Leningrado non può essere trasportata via, la frontiera deve essere spostata più lontano”) ricorda la sprezzante postura di Putin nel voler ridisegnare gli attuali confini d’Europa. Ma anche l’andamento delle due guerre ricalca lo stesso scenario. Kruscev scrisse nelle sue memorie: “Tutto ciò che avevamo da fare era alzare appena un po’ la nostra voce e i finlandesi avrebbero obbedito… Nessuno di noi pensava che ci sarebbe stata la guerra… Di certo non avevamo alcun diritto legale… ma il nostro desiderio di proteggere noi stessi era una sufficiente giustificazione ai nostri occhi”.
I finlandesi dimostrarono uno spirito patriottico che inflisse a Stalin perite dolorose costringendolo a siglare dopo pochi mesi un accordo di pace che ridimensionò di molto le aspirazioni territoriali della Russia, e lo stupore rivelato da Kruscev per quella inattesa debàcle non è forse lo stesso che aleggia ora nelle stanze del Cremlino di fronte all’eroica resistenza del popolo ucraino? Un popolo che non può dimenticare le atroci sofferenze subite sotto il dominio sovietico e culminate nell’Holomodor, l’atroce carestia imposta da Stalin nel ’32 che sterminò cinque milioni di persone. E’ sempre la storia con le sue memorie, le sue tragedie e le sue macerie che indirizza il sentimento profondo delle nazioni, e non ci deve dunque stupire che oggi siano proprio i popoli più vicini alla Russia, e che ne hanno sperimentato lo spietato tallone, a volersi mettere al riparo, e a difendere i valori occidentali molto più di noi e della nostra scarsa attitudine a difendere una libertà che diamo per scontata. Eppure basterebbe ristudiare la storia del secolo breve per capire che i decenni di pace e di bambagia in cui sono vissute le generazioni nel secondo Dopoguerra sono stati una parentesi che l’invasione dell’Ucraina ha definitivamente chiuso.