Verrà, certo che verrà, un 25 aprile con le piazze piene di uomini e donne, giovani e vecchi, italiani e immigrati che si abbracciano e inneggiano alla libertà di tutti. Perché quella è la festa della libertà e della liberazione dal nazifascismo, del ritorno alla democrazia e alla dignità delle persone. In attesa di quel 25 aprile, ci aspetta il prossimo 25 aprile con il carico di polemiche abbastanza stucchevoli e sbiadite. Tutto grazie all’asineria di qualche dirigente Rai che ha pensato bene, animato da quel servilismo proprio di chi è privo di autonomia e tempra intellettuale, di rendere un servigio alla presidente del Consiglio cancellando un monologo di Antonio Scurati sul 25 aprile. Che cosa è stato negato di sapere agli italiani? Niente che il brillante scrittore non avesse già detto nei suoi tre volumi dedicati a “lui”, a “M, il figlio del secolo”.
Da nessuna richiesta, la presidente Meloni ha pensato bene di recuperare il testo scritto da Scurati e diffonderlo attraverso il suo profilo social, commentandolo, ovviamente, con giudizi sferzanti e a tratti denigratori verso il suo autore. Il combinato disposto fra gli zelanti dirigenti Rai (“surtout pas trop de zèle“, ammoniva il vecchio Talleyrand-Périgord, ma solo perché non poteva conoscere i dirigenti di viale Mazzini) e le percussioni retoriche di Scurati ha prodotto il corto circuito mediatico che tanto bene ha fatto alla fama di Scurati e tanto danno continua a recare al 25 aprile.
Perché se la storia del fascismo è stata ampiamente indagata e sviscerata, e da maestri come Renzo De Felice ed Emilio Gentile abbiamo avuto la conferma che si è trattato di un regime non solo autoritario ma anche totalitario, quella che rimane da indagare e restituire nelle sue giuste dimensioni è la storia dell’antifascismo. Sull’opposizione a Mussolini e al suo regime, la sinistra di origine marxista ha messo il cappello dal 26 aprile 1945. Ha scritto quella storia come se fosse un’appendice alla storia del comunismo italiano, così che il contributo di sangue e di sacrifici dato dalle altre forze politiche spariva o veniva marginalizzato. Quanti sanno che nell’eccidio delle Fosse Ardeatine la maggioranza degli antifascisti assassinati erano esponenti del Partito d’Azione? Quanti sanno che fra le prime vittime della Resistenza a Porta San Paolo figurava il prof. Raffaele Persichetti, insigne studioso di storia dell’arte, repubblicano e mazziniano? Chi, come Scurati, vuole confinare il senso del 25 aprile alla memoria solo di quel giorno, compie un’operazione strumentale. Perché non vede di quanti 25 aprile ha bisogno il nostro presente. Forse che le donne e gli uomini dell’Ucraina non hanno diritto al loro 25 aprile, al pari delle donne degli uomini di Israele? Eppure quanti inneggiano alla memoria del nostro 25 aprile, vorrebbero negare lo stesso diritto a ucraini e israeliani. Doppia morale, come sempre nella storia di una certa sinistra.