Le elezioni europee incombono e Matteo Salvini sta cercando disperatamente nuovi argomenti per la sua campagna elettorale. La questione dell’Autonomia non sembra più sufficiente a sostenere la sua propaganda. Così il leader del Carroccio qualche giorno fa ha lanciato la sorpresa elettorale, una sorta di piano C, forse l’ultima bandierina da sventolare: un decreto “Salva-Casa” detto anche “Pace Edilizia”. Una battaglia per difendere le case degli italiani con una grande sanatoria sui piccoli abusi edilizi. “Tale piano – ha detto ieri Salvini al Tg1 – ha l’obiettivo di aiutare. Liberiamo migliaia di appartamenti, i Comuni incassano, milioni di italiani tornano finalmente proprietari di casa loro”. Del resto i piani C servono proprio a questo: a salvare dai fallimenti imminenti.
I sostenitori di Giorgia Meloni preferirebbero evitare di chiamarlo “condono”, proponendo invece il termine “sanatoria”, o meglio ancora, una nuova formula. È stato quindi ideato il “Salva-casa”, un insieme di misure elaborate dal Ministero delle Infrastrutture per regolarizzare piccole irregolarità strutturali che coinvolgono quasi l’80% del patrimonio immobiliare italiano.
Di fronte all’entusiasmo del suo alleato la premier alza le spalle, sembrando quasi infastidita. “Non posso commentare una norma che non ho letto. Non la conosco e non sono in grado di dare un giudizio – ha affermato Meloni ospite da Bruno Vespa qualche sera fa. La premier è consapevole che non sarebbe una mossa scaltra mostrarsi contraria. Soprattutto perché sa bene che indispettendosi, il leader del Carroccio, potrebbe trasformarsi nel diavolo della Tasmania (il cui morso è del 62% più potente di quello di un leone), per il suo governo. Dunque se lo tiene buono, con guinzaglietto colorato e museruola.
“Il comunicato del ministero delle Infrastrutture parla di sanare le piccole difformità interne , come per chi ha tirato su un tramezzo… Se è questo, è ragionevole”, sottolinea la premier mentre delinea i confini del “buon senso”.
Anche Forza Italia si è espressa sulla questione. Il segretario Antonio Tajani ha affermato categoricamente: “Mai un condono”. Tuttavia, il partito ha anche presentato una proposta di rigenerazione urbana al Senato, che contemplerebbe alcune delle misure che dovrebbe proporre Salvini. “Nessuno ha visto il testo e io non sono in grado di dare un giudizio, comunque se va nella direzione della proposta di Forza Italia bene, si può incardinare”, ha precisato Tajani.
Il provvedimento mirerebbe a intervenire su varie forme di difformità, sia formali che interne agli edifici, consentendo persino il cambiamento della destinazione d’uso degli immobili. Per i sostenitori di Salvini, queste norme sono di estrema urgenza e si sta lavorando affinché diventino legge nel più breve tempo possibile.
Tuttavia, c’è preoccupazione per le implicazioni economiche di tale misura. Alcuni esperti mettono in dubbio l’effettivo impatto del “Salva-Casa”, suggerendo che potrebbe avere un costo molto elevato per lo Stato. Inoltre, sorgono interrogativi sulla reale portata dell’80% del patrimonio immobiliare coinvolto, poiché sembra che questa cifra includa anche le abitazioni interessate dal Superbonus, che presentavano solo piccole irregolarità.
Secondo indiscrezioni, il pacchetto di misure del Piano Salva- Casa potrebbe essere seguito anche da un riordino di tutti i bonus edilizi, seguendo la logica indicata l’altro ieri dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in audizione in Parlamento: passare dal regime dei crediti d’imposta a quello dei contributi. Lo stesso Giorgetti ha espresso grandi perplessità, in merito alla probabilità che la Commissione europea raccomandasse l’avvio di una procedura per deficit eccessivo contro l’Italia. Questo è dovuto al passaggio dal precedente quadro normativo dell’Unione Europea, con la sospensione dei vincoli del Patto di Stabilità, al nuovo quadro normativo, con l’entrata in vigore del nuovo Patto.
Giorgetti ha spiegato che, con la fine della sospensione del Patto di Stabilità e Crescita alla fine del 2023, è prevedibile che la Commissione europea raccomandi al Consiglio di avviare una procedura per disavanzo eccessivo nei confronti dell’Italia, così come di diversi altri Paesi. Questo scenario era già stato preso in considerazione durante le negoziazioni del nuovo Patto, come ha sottolineato Giorgetti, quindi non sorprende il governo italiano.
La segnalazione attesa dagli uffici dell’Ue sarà quindi considerata “dovuta” dal ministro dell’Economia. Il nuovo Patto, approvato definitivamente a febbraio, prevede un obiettivo di deficit strutturale dell’1,5%, molto distante dal 7,2% registrato dall’Italia nel 2023. Giorgetti ha anche sottolineato che la procedura avviata dalla Commissione offrirà l’opportunità di valutare la necessità di eventuali aggiustamenti per superare le criticità dell’assetto contabile interno, non direttamente legate al processo di riforma delle regole europee.
Inoltre, nemmeno a dirlo, le opposizioni criticano aspramente Salvini, definendo questa mossa come un altro tentativo propagandistico per guadagnare consensi. Mentre le associazioni di categoria si dividono sull’efficacia delle misure, si evidenzia la necessità di un approccio razionale e ponderato nella gestione normativa, senza contraddizioni e con il giusto equilibrio tra sanare le irregolarità ed evitare favoritismi.