Una ‘pulizia etnica’, così è stata definita la gravosa situazione nel Nagorno Karabakh per mano dell’Azerbaigian. I profughi sono oltre 10mila e il corridoio che collega la regione a quella di Erevan è diventato un fiume di persone, di vite che cercano una via di fuga.
Azerbaigian: la perdita dell’identità
Quella nel Nagorno Karabakh è una vicenda che ha dell’incredibile. Un ex stato separatista non riconosciuto neanche dall’Armenia in cui si perde completamente l’identità dei residenti. Una cosa è certa: la paura ha preso largo tra i cittadini e sono oltre 10mila coloro che scappano dalle proprie case, dalla propria vita. Come scrive Il Foglio: “In pochi si fidano, nel Nagorno Karabakh si combatte dagli anni Novanta, e in pochi, pur provando a fidarsi, hanno voglia di sentirsi parte dell’Azerbaigian. Così chi ha potuto è fuggito dai villaggi, si è messo in marcia via da Stepanakert prima che diventi per sempre Khankendi, il nome azero della città“.
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Azerbaigian: una crisi umanitaria
Dall’Azerbaigian emerge una vera e propria crisi umanitaria. Chi fugge cerca i parenti rimasti illesi dall’ultimo attacco e chi non sente i famigliari da giorni pensa che siano morti. E capita che invece tra i defunti trovi amici, parenti altrui e ci si domandi cosa sia giusto fare. Chi invece i propri cari li ha persi da tempo, non vorrebbe che le tombe finissero in mani azere.
Il numero dei rifugiati offre una istantanea della situazione nella regione ed è destinato a crescere. La paura incombe, così come lo spettro di una possibile pulizia etnica da parte dell’Azerbaigian sulla popolazione armena. In pochi sono disposti a restare e il rischio maggiore è quello che chi ha combattuto verrà poi riconosciuto da Baku come responsabile di crimini di guerra.
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