Escalation India-Pakistan, 13 civili uccisi a Poonch

Dopo un massiccio attacco missilistico indiano su presunti campi terroristici in Pakistan, si intensificano gli scontri lungo il confine de facto. Oltre 40 morti complessivi

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La tensione tra India e Pakistan, due potenze nucleari storicamente rivali, ha raggiunto livelli senza precedenti. Secondo quanto comunicato dal ministero degli Esteri indiano, almeno 13 civili sono stati uccisi e 59 feriti nel villaggio di Poonch, nel nord-ovest dell’India, a causa del fuoco d’artiglieria proveniente dal Pakistan.

Le autorità indiane hanno denunciato una violazione del cessate il fuoco da parte di Islamabad, che avrebbe colpito aree residenziali lungo la Linea di Controllo, sostenendo di aver risposto “in autodifesa, nel tempo, luogo e modo di loro scelta“.

Il Pakistan risponde all’India

Secondo fonti ufficiali, il numero complessivo delle vittime su entrambi i lati del confine è salito a 43. Islamabad accusa l’India della morte di 31 civili durante l’attacco missilistico e gli scontri successivi, mentre l’India punta il dito contro il fuoco pakistano che avrebbe causato 12 vittime civili.

Nonostante l’assenza di una conferma ufficiale da parte di Nuova Delhi, il Pakistan ha anche affermato di aver abbattuto almeno cinque aerei da combattimento indiani. Testimoni oculari in India hanno riferito di aver visto i rottami di due velivoli in Punjab e in Kashmir. Alcune fonti dell’intelligence internazionale, tra cui la CNN e Reuters, sostengono che almeno due jet Rafale indiani siano stati colpiti.

L’attacco pakistano arriva a seguito dell’operazione Sindoor da parte dell’India. Il primo ministro pakistano Shehbaz Sharif ha autorizzato le forze armate del Paese a “intraprendere azioni corrispondenti“.

Secondo quanto riportato dai media internazionali, l’ufficio del primo ministro ha dichiarato: “In conformità con l’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, il Pakistan si riserva il diritto di rispondere, per legittima difesa, nel momento, nel luogo e nel modo che riterrà più opportuno, per vendicare la perdita di vite innocenti e la palese violazione della sua sovranità“.

Obiettivi e conseguenze degli attacchi

L’India ha lanciato nella notte un attacco missilistico contro obiettivi militari in territorio pakistano, causando la morte di almeno 34 persone. L’operazione, denominata Sindoor, ha interessato località nel Punjab e nel Kashmir pakistano, e secondo il governo indiano si è trattato di attacchi di precisione.

Secondo fonti governative di Nuova Delhi, l’azione rappresenta una “risposta mirata e proporzionata” a presunte infiltrazioni di miliziani sostenuti da Islamabad nel territorio del Kashmir indiano. Il governo pakistano ha definito l’attacco “un atto di aggressione non provocato“, avvertendo che “seguirà una risposta adeguata“.

Secondo le autorità indiane, i raid hanno colpito infrastrutture considerate basi di addestramento per terroristi, situate nelle aree di Muzaffarabad e Bahawalpur, oltre che in alcune zone rurali del Punjab.

L’India ha definito l’operazione “mirata e precisa“, sostenendo di aver evitato vittime civili e di aver colpito solo campi di addestramento terroristici. Tuttavia, fonti pakistane parlano di almeno 26 civili morti, mentre in India altre 8 persone, tra cui bambini, e decine di feriti. Risultano danni a una moschea nella città di Bahawalpur.

Vi sono state anche ripercussioni sul traffico aereo, con oltre venti voli commerciali deviati per evitare lo spazio aereo pakistano e cancellazione di decine di voli da e per il Pakistan.

La reazione di Islamabad

L’attacco missilistico, avvenuto nelle prime ore del mattino, ha colpito presunte basi operative di gruppi jihadisti nella regione di Azad Kashmir, sotto controllo pakistano. L’azione è stata giustificata dal ministro della Difesa indiano come un “atto necessario per proteggere la sovranità nazionale e la sicurezza dei cittadini“.

La risposta non si è fatta attendere. Il primo ministro pakistano Shehbaz Sharif ha definito l’azione indiana “un atto di guerra” e ha promesso una risposta adeguata, dichiarando che il Pakistan “ha ogni diritto di rispondere con forza“.

L’artiglieria pakistana ha risposto con colpi lungo la Linea di Controllo, ossia il confine de facto che divide il Kashmir, e l’esercito di Islamabad ha annunciato di aver abbattuto due aerei indiani. Gli scontri a fuoco tra le truppe dei due Paesi sono proseguiti nelle ore successive, aggravando ulteriormente la crisi.

La preoccupazione internazionale

La comunità internazionale ha espresso profonda preoccupazione per l’escalation tra le due potenze nucleari. Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha dichiarato che “il mondo non può permettersi uno scontro militare” tra India e Pakistan.

Il segretario di Stato americano Marco Rubio ha incoraggiato entrambe le parti a mantenere aperti i canali di comunicazione e a impegnarsi in colloqui per disinnescare la crisi. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha definito l’attacco indiano “una vergogna, ricordando – in modo impreciso – che i due Paesi si sono combattuti “per secoli”, nonostante la loro nascita risalga al 1947.

Il ministero degli Esteri della Turchia, attraverso una nota ufficiale, ha espresso la propria “preoccupazione” per l’escalation tra i due Paesi, invitando entrambe le parti a mantenere la calma e a intraprendere azioni volte alla de-escalation. “L’attacco compiuto dall’India ieri sera ha creato il rischio di una guerra totale. Condanniamo tali azioni provocatorie e attacchi contro i civili e le infrastrutture civili” ha concluso.

Il ministro dell’Informazione pakistano Attaullah Tarar ha accusato l’India di “attacchi codardi contro civili innocenti e moschee” e ha assicurato che le forze armate pakistane stanno dando “una risposta schiacciante, in linea con i sentimenti del popolo“.

In un segnale di possibile apertura diplomatica, il vice primo ministro pakistano Ishaq Dar ha confermato che vi sono stati contatti tra i consiglieri per la sicurezza nazionale dei due Paesi. Tuttavia, ha ribadito che “la sovranità nazionale e l’integrità territoriale non hanno prezzo” e che “ogni atto di guerra riceverà una risposta”.

A fronte dell’intensificarsi della crisi, un appello alla pace è giunto dalla vincitrice del Premio Nobel Malala Yousafzai, che ha invitato i leader di India e Pakistan ad abbassare i toni e proteggere i civili. “L’odio e la violenza sono i nostri nemici comuni, non gli uni contro gli altri“, ha scritto su X, chiedendo misure urgenti per salvaguardare soprattutto donne e bambini.

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