Sono 212 mila i precari, circa il 25% di tutti i docenti. Percentuale più alta nella scuola secondaria
Un professore su quattro è precario, con le percentuali più alte nel Nord Ovest del Paese, dove arrivano a quasi uno su 2, e nella scuola secondaria di primo grado. È quanto emerge dall’indagine condotta dalla più autorevole testata giornalistica nell’ambito della scuola, Tuttoscuola.
In riferimento alla situazione degli organici del 2020-2021, si rileva lo status di precari di 212mila insegnanti, ossia il 25% della totalità. Nel periodo 2015-2016, stando ai dati ufficiali sul Ministero dell’istruzione, il numero rappresentava invece il 13,8%, meno della metà di quello attuale. Si legge sulla testata riguardo il numero dei precari: “è andato aumentando anno dopo anno e, nonostante un incremento dei posti con l’organico potenziato, la loro incidenza rispetto a tutti i docenti in cattedra è cresciuta con valori percentuali quasi raddoppiati nell’arco di sei anni”.
Questo probabilmente perché la ridotta disponibilità di posti di lavoro incide sull’anzianità di chi intraprende questa strada, tanto che nella scuola dell’infanzia si registra l’età anagrafica media più elevata.
Il 45,5% nelle scuole secondarie di primo grado del Nord Ovest. È poco meno della metà
Con una percentuale nazionale media del 25%, la geografia del precariato risulta diversificata nelle varie fasce territoriali e nei diversi settori.
Nelle regioni del Nord Ovest, infatti, la percentuale è la più alta: del 33,7%, con un docente precario ogni tre; in quelle del Nord Est tocca il 30,3%, mentre in quelle del Centro il 27,5%.
Più bassi i valori delle isole e del Sud, dove non si arriva alla ventina: rispettivamente con il 17,9% e il 15,8%.
La scuola secondaria di primo grado quella dove incide maggiormente il precariato, con un valore medio nazionale del 32%, che sale al 45,5% al Nord Ovest, al 39,7% al Nord Est e al 34,2% al Centro; più stabile, come al solito, la situazione nelle isole, con il 21,7%, e nel Sud, dove si aggira intorno al 18,9%.
Nella scuola primaria e in quella dell’infanzia le percentuali sono rispettivamente del 20,5% e del 16,4%, sebbene si confermi il divario tra Nord, Centro e Sud.