Cresce ancora il costo delle materie prime alimentari. I dati della Fao: «Per la prima volta cala la produzione di cereali»
Aumentano in totale del 22,8% i prezzi delle materie prime alimentari. Un leggero calo ad aprile e una discesa dello 0,6% a maggio rispetto allo stesso mese dell’anno precedente non hanno infatti arrestato l’impennata.
Nel mese di maggio rialzo del 5,6% rispetto al precedente per il grano e aumento per riso e carne dello 0,6%. A guidare la crescita di quest’ultima è quella di pollame, in accordo con le continue interruzioni della catena di approvvigionamento in Ucraina e i recenti casi di aviaria contro l’incremento della domanda in Europa e Medio Oriente.
Aumento del 2,2% invece per i prezzi dei cereali, di cui quelli grezzi scendono del 2,1%; crollo del 3,5% per l’olio vegetale e per i prodotti lattiero-caseari e dell’1% per lo zucchero.
Fao: commercio mondiale di cereali in diminuzione del 2,6%, a 463 milioni di tonnellate
Pubblicate le stime della Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, per la produzione di cereali: diminuzione in quattro anni di 16 milioni di tonnellate (2.784 milioni), di cui il calo maggiore è previsto per il mais, seguito da frumento e riso.
Prima contrazione dei consumi in 20 anni, con una discesa di circa lo 0,1%, e decremento dei commerci mondiali del 2,6%, arrivando a 463 milioni di tonnellate. Un trend che deriva soprattutto dalle diminuzioni per i mangimi di grano, cereali e riso.
Scende a 29,6% nel 2022/2023, dal 30,5% dell’anno precedente, il rapporto tra stock di cereali e consumo: è il livello più basso degli ultimi 9 anni. Aumenti però rispetto al 2021: per la produzione dello 0,9% e per il consumo dell’1,1%.
Sono dati nella totalità preoccupanti, che mettono in luce fame e carestie sui Paesi più poveri e inflazione e aumento dell’indigenza alimentare in quelli più ricchi. Un’emergenza inclemente, da cui nessuno sembra salvarsi.