La riforma dell’autonomia differenziata è riuscita, tra le altre cose, a far unire in un fronte unico tutte le opposizioni. Pd, M5S, Avs, Azione, +Europa, ecc. sono in rivolta contro lo “strappo istituzionale” che si è verificato lo scorso venerdì in Commissione Affari costituzionali alla Camera e contro il velocissimo iter di approvazione a cui è stata sottoposto il testo della riforma.
Due settimane di lavoro contro i tre mesi previsti, il tutto per far giungere in Aula la proposta prima delle elezioni Europee. La maggioranza è riuscita a raggiungere il suo obiettivo e domani la riforma dell’autonomia approderà in Aula alla Camera. Le opposizioni, però, gridano battaglia con la portavoce del Pd Chiara Braga che ha annunciato che lo scontro sulla questione è ora definitivamente aperto.
Leggi Anche
Sono molti gli smacchi subiti dalle opposizioni, totalmente calpestate dalla maggioranza durante il procedimento di approvazione. L’obiettivo posto da Meloni e Salvini era chiaro e nessuno è riuscito a smuovere i due partiti dalla loro chiara volontà di chiudere i percorsi delle riforme del premierato e dell’autonomia prima dell’inizio delle elezioni europee. Ora i timori delle opposizioni si stano piano piano trasformando in realtà e domani in Aula alla Camera le discussioni in merito ricominceranno.
Lo “strappo istituzionale” per l’autonomia differenziata
“Quanto accaduto in Commissione Affari costituzionali è un grave precedente che avrà ripercussioni per tutta la legislatura” ha dichiarato la capogruppo del Partito democratico Simona Bonafè riferendosi alla seconda votazione indetta sull’emendamento del M5S alla riforma dell’autonomia, già votato lo scorso mercoledì, in una seduta della Commissione in cui i voti a favore hanno superato quelli contrari. La maggioranza, per evitare che l’emendamento venisse approvato, ha deciso di rivotare lo scorso venerdì, permettendo quindi all’emendamento di essere bocciato.
“Il presidente ha piegato il regolamento ai voleri del governo – ha aggiunto la capogruppo – e ha imposto a tutti gli effetti una dittatura della maggioranza“. Uno “strappo istituzionale“, poiché la procedura parlamentare non prevede la doppia votazione, che ha anche superato i dubbi del presidente della Camera Lorenzo Fontana, non presente al momento del voto.
Ad aggravare la situazione, poi, la mancata votazione di circa il 98% degli emendamenti proposti dall’opposizione. Su 2169 solo 51 sono stati votati. “Abbiamo chiesto di lavorare stanotte, di farlo domenica – ha dichiarato Alfonso Colucci del M5S – La maggioranza ci ha sbattuto la porta in faccia, una brutta pagina per le nostre istituzioni. Siamo davanti ad un provvedimento che è in grado di cambiare il Paese nelle sue fondamenta. Eppure non è stato possibile dibatterlo e tutto si è dovuto consumare in appena due settimane“.
I dubbi dell’opposizione e la soddisfazione della maggioranza
Se l’opposizione teme che la velocità con cui si è svolto l’iter di approvazione della riforma dell’autonomia differenziata possa in qualche modo mettere in difficoltà il Paese e le sue istituzioni, la maggioranza si dice invece soddisfatta delle tempistiche e degli obiettivi raggiunti.
“L’ultimo passo dopo anni di attesa. Finalmente ci siamo. Per il Paese si tratta di una grandissima opportunità di crescita. L’assurdo ostruzionismo della sinistra è stato sconfitto, promessa mantenuta” hanno dichiarato i deputati leghisti, che sin dal primo momento non hanno esitato a lottare per l’approvazione della riforma nei tempi previsti. Nessun ritardo e slittamenti minimi per permettere al testo di approdare alla Camera già domani.
A chi nutre dubbi sull’efficacia della riforma, soprattutto per quanto riguarda la salvaguardia delle Regioni del Sud Italia, ha risposto il ministro per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani: “Arriva in Aula l’autonomia differenziata e la settimana successiva anche il premierato. Non dobbiamo temere queste sfide. A chi ci dice che potrebbero mettere in difficoltà l’assetto nazionale dico che noi siamo qui a garantire che nessuna riforma creerà cittadini di sere A e cittadini di Serie B“.
Il ministro, quindi, si dice tranquillo e soddisfatto del testo che potrà essere approvato e ci tiene a precisare: “Tutti avranno gli stessi diritti e gli stessi doveri. Si tratta di una riforma delle autonomie regionali che aggiunge qualcosa a chi lo chiederà ma non toglie niente agli altri“.
© Riproduzione riservata