La premier al Med Dialogues 2022 porta una buona dose di pragmatismo: “Da soli non riusciamo a gestire i flussi, serve più Europa”
“Serve più Europa nei rimpatri, da soli i flussi sono ingestibili”. Pragmatismo e quella che una volta era realpolitik: così Giorgia Meloni chiama in causa Bruxelles per la gestione dei flussi migratori. Un approccio in linea con le prime uscite “europee” della premier, impegnata in questa prima fase a tranquillizzare le segreterie del Vecchio Continente rispetto alle anime antieuropee che animano parte della maggioranza. E allora basta alla narrazione dello “stop sbarchi” sic et simpliciter, via al “qualcuno ci aiuti”. Una linea già espressa più volte soprattutto dalla parte più “istituzionale” della maggioranza, Tajani in testa.
Al Med Dialogues 2022 la premier ha parlato chiaro: “Una delle principali sfide è quella delle migrazioni. Il Mediterraneo ha bisogno di essere percepito non come un luogo di morte causato da trafficanti di vite umane, e questo l’Italia lo rivendica da tempo. Tassello indispensabile per contrastare i flussi illegali è quello della europeizzazione nella gestione dei rimpatri”.
Le linee di Roma
“Per questo serve una effettiva attuazione degli impegni presi da troppo tempo, attraverso una cooperazione migratoria con i nostri partner dell’Africa e del Mediterraneo, che devono essere maggiormente coinvolti nella prevenzione e nel contrasto al traffico di esseri umani. Con oltre 94 mila arrivi dall’inizio di quest’anno, infatti, l’Italia insieme agli altri Paesi di primo ingresso sta sostenendo l’onere maggiore della protezione delle frontiere esterne europee. E’ dunque necessario un impegno comune di tutti, degli Stati dell’Unione Europea da un parte e degli Stati della sponda sud del Mediterraneo dall’altro”.
Sulla questione è intervenuto anche il ministro dell’Interno, Antonio Tajani, rilanciando la linea: “Senza una politica a favore della crescita è difficile risolvere il problema dell’immigrazione illegale”. In sostanza, Roma punta a ottenere un ruolo di nazione guida anche per “contrastare con più efficacia il dilagare del radicalismo estremista soprattutto nell’area sub-sahariana”. “Non possiamo fingere – spiega Meloni – di non vedere quanto sta accadendo in questi mesi alle donne e ai giovani che manifestano in Iran. Erodere spazi di libertà o impedire alle donne e alle ragazze di accedere al lavoro e all’istruzione, e qui penso soprattutto all’Afghanistan, significa porre un’ipoteca sul futuro di quei Paesi”. L’Italia dunque punta a rappresentare qualcosa di più di una “cerniera” nella parte sud dell’Europa. L’occasione buona per affrontare – di nuovo – la questione sarà il tavolo del Consiglio europeo del 15 e 16 dicembre a Bruxelles.