I bianconeri per provare a giocare un campionato da vertice, i rossoneri per rialzarsi dopo la Champions. Sotto accusa il mercato rossonero, ma il segreto è la pazienza
Milan contro Juve, sabato 8 ottobre ore 18. Un grande classico del calcio italiano, che mai come quest’anno sarà un momento verità del campionato italiano. Da una parte i campioni d’Italia, il Milan di Pioli, chiamato a riscattare la pessima prestazione di Londra contro il Chelsea, dall’altra parte la Juve di Allegri, mai come in questo avvio di campionato messo in discussione dalla piazza e dalla stampa, per la gestione delle risorse sportive e per i risultati non propriamente esaltanti dei suoi calciatori.
Chi arriva meglio alla sfida? Una domanda lecita, per carità, ma poco incline nel ricevere una risposta soddisfacente. Milan contro Juve si sa, è una partita diversa, una sfida che mette di fronte l’élite del calcio nostrano, che ogni stagione può aprirsi a risultati fra i meno pronosticabili alla vigilia. A Torino, nelle alte sfere bianconere, sicuramente la vivranno con fervente attesa, una vigilia in cui Allegri ha già chiarito il dilemma Milik, sta recuperando e probabilmente scenderà in campo, e ha promesso che la Juve tornerà ai vertici del nostro campionato.
Proprio la sfida di domani, infatti, potrebbe dare nuovo lustro al campionato juventino, fino ad oggi messo in ombra da infortuni e prestazioni al limite della decenza, calcolando il valore della rosa bianconera s’intende, ma che in caso di vittoria in quel di San Siro, che per l’occasione sarà tutto esaurito, potrebbe dare una spinta fondamentale ai progetti di Allegri e dei suoi. Dall’altra parte il Milan, Pioli non ha ancora sciolto i dubbi di formazione, Theo Hernandez dovrebbe essere della partita, rientro che sarebbe fondamentale in virtù della necessità di spinta sulla fascia sinistra, una spinta che è mancata nelle ultime partite, sfide che il Milan ha giocato basandosi quasi totalmente sulla classe di Rafael Leao.
Il Milan, dal canto suo, dopo la sconfitta di Stanford Bridge ha dovuto leccarsi le ferite e una volta tornato in Patria, ha dovuto subire i primi venti di critica e di scetticismo, a dire il vero sorti nella tifoseria già dopo le prime uscite agostane, non propriamente esaltanti. A Milano si chiedono, non in pochi a dire il vero, se il mercato sia stato congeniale alle necessità della tecnico Pioli, orfano di un pilastro come Kessie, partito per Barcellona e non ancora sostituito dal duo Massara-Maldini.
Il colpo da 90 del mercato rossonero, inutile sottolinearlo, è stato De Ketelaere, calciatore belga classe 2001, prelevato dal Bruges per l’esosa cifra di 35 milioni di euro, oggi al centro di numerose critiche, dovute alle grigie prestazioni fornite in questo inizio di stagione. Altro oggetto di discussione, nei bar e nei salotti milanesi, è l’ingaggio di Divock Origi, prelevato a parametro zero dal Liverpool, un attaccante classe ‘97, decisivo in numerose sfide europee con la maglia Reds addosso, ma ancora distante dalla sua miglior forma da quando è arrivato a Milanello.
I guai fisici, per lo più muscolari, lo hanno reso infatti, un oggetto misterioso del mercato rossonero. Acquistato per garantire a Pioli la presenza di un titolare giovane, ma allo stesso tempo esperto, al centro dell’attacco, le sue assenze stanno imponendo a Giroud ritmi forsennati nonostante l’età avanzata. A Milano, oggi, ci si chiede come vada interpretato il futuro rossonero, la cui qualificazione agli ottavi di Champions sembra a rischio dopo la sconfitta in terra inglese e il cui percorso in campionato non sembra ancora essersi attestato sui livelli della stagione passata.
Opinione, condivisibile o meno, è che la fretta sia cattiva consigliera e che spesso la dottrina del “tuttosubitismo”, porti a vedere gli eventi senza tenere conto della loro profondità, modus operandi, questo, fautore di opinioni troppo spesso superficiali. Il Milan, infatti, a dispetto delle critiche sul mercato, ha fatto quello che doveva e poteva fare, con grande lungimiranza per giunta. Sicuramente mancherà un sostituto di Kessie, ma a Via Turati in estate si è deciso di responsabilizzare definitivamente Tonali, affidandogli una centralità nel progetto rossonero che nella sua prima stagione al Milan, due anni fa, era stata messa colpevolmente in discussione.
I rinnovi di Leao, sempre più vicino secondo le ultime indiscrezioni, quello di Theo Hernandez già formalizzato, le conferme di Maignan e Tomori, unite all’ingaggio di De Ketelaere, la cui classe non può sfuggire agli occhi dei più attenti, permettono al Milan di guardare al futuro con onesto ottimismo. Se in riferimento ad Origi e al suo ingaggio, quanto mai discutibile visti i recenti accadimenti, le critiche possono anche essere condivise, è proprio su De Ketelaere che la nostra opinione diverge da quella proposta da gran parte del mainstream. Chiuderemo il discorso in questione parlando del centrocampista rossonero unitosi al gruppo di Pioli in estate.
L’acquisto del belga, infatti, in questi lidi non sarà messo in discussione o bollato come errore, proprio perché, come ha precisato lo stesso Pioli in conferenza stampa, ci vuole tempo per giudicare un calciatore giovane e i percorsi di crescita sono tali perché, appunto, graduali. Giusto, a nostro avviso, il paragone con Leao fornito da Pioli in conferenza stampa, col portoghese bollato come meteora dopo la prima anonima stagione rossonera, oggi considerato un top player al livello europeo. Pioli, con le sue parole, ci ha giustamente ricordato di come ci vogliano tempo e pazienza quando si parla di giovani calciatori che indossano la maglia del Milan. Una maglia, quella rossonera, che rimane intrisa di una storia ineguagliabile e che impone una responsabilizzazione dei calciatori tale, per cui il processo non può, salvo rare eccezioni, completarsi in poche settimane.
Il Milan, per questo, domani ha la possibilità di ottenere un risultato dalla duplice valenza, recuperare linfa vitale dopo la sconfitta patita in terra inglese, confermandosi squadra da vertice, e allontanare la Juve dalle parti nobili della classifica, gettandola in una nuova fase critica dopo l’ossigeno puro respirato con le vittorie su Bologna e Maccabi Haifa.
Al campo l’ardua sentenza.