Salgono gli attriti con Taipei dopo la visita della presidente della Camera degli Stati Uniti, Nancy Pelosi. Fra esercitazioni militari nel mare e risposte difensive, si teme un nuovo conflitto
Crescono le tensioni fra Cina e Taiwan, nate dopo la visita della presidente della Camera degli Stati Uniti, Nancy Pelosi. Pechino si sgancia da ogni responsabilità, con il ministro degli Esteri, Wang Yi, che accusa: «Sono gli Stati Uniti che hanno provocato i guai, la crisi e continuano ad aumentare le tensioni».
Il G7, nella giornata di ieri, ha notificato alla Cina un comunicato nel quale si esorta a evitare «l’aggressività militare» per non correre il rischio di un’escalation non necessaria e «non cambiare unilateralmente lo status quo con la forza». Ma la visita di Pelosi è ritenuta dai vertici di Pechino «un pessimo precedente se non viene corretto e contrastato».
La situazione di tensione mette a rischio, secondo le autorità cinesi, il principio di non interferenza negli affari interni e del diritto internazionali. La dichiarazione del G7, inoltre, confonderebbe il concetto di giusto e sbagliato.
«La sovranità ed indipendenza della Cina sono state conquistate dalle sanguinose lotte del popolo e non sarà mai permesso che vengano violate senza motivo. La Cina di oggi non è più quella del XIX secolo, la storia non dovrebbe ripetersi e non si ripeterà – continua il ministro Wang Yi – I Paesi della regione dovrebbero unirsi e opporsi alla rampante egemonia nella regione. Solo in questo modo possiamo davvero salvaguardare le nostre rispettive sicurezza, pace e stabilità regionali».
Gli attriti crescono a tal punto che il volto del ministero del ministero degli Esteri ritiene inutile l’incontro con il suo omologo giapponese. Saltato, dunque, il vertice bilaterale con Yoshimasa Hayasashi, uno dei firmatari del documento del G7.
Le esercitazioni militari: sale allerta anche a Tokyo
La Cina mostra i muscoli e dà il via alle ore 12 locali, le 6 di mattina italiane, a grandi esercitazioni militari vicino Taiwan. I media ufficiali parlano di «manovre militari e d’addestramento su vasta scala», con lanci dal vivo e missili in sei aree marittime off-limits. Molte, infatti, scavalcano le acque internazionali e arrivano fino ai territori marini controllati da Taipei.
Le manovre andranno avanti fino a lunedì: un’estensione della durata rispetto ai programmi originari, che volevano la chiusura delle operazioni a domenica 7 agosto, fino a mezzogiorno dell’ora locale. Da Taipei arriva poi l’invito ai cittadini a utilizzare app per cercare rifugi antiaerei.
Taipei riferisce che le attività cinesi avrebbero colpito 18 rotte internazionali della sua regione di volto. Il ministero della Difesa aggiunge, poi, che nella notte di mercoledì è stato sparato un razzo come avvertimento contro un drone nella zona di Kinmen, a 10 chilometri dal confine fra i due Paesi.
Nel botta e risposta fra Taiwan e Cina, anche il Giappone innalza il suo livello di allerta. Le esercitazioni militari, secondo i media di Tokyo, potrebbero «accelerare le discussioni già in corso sul suo ruolo in caso di contingenza taiwanese, costringendo i politici nipponici a pensare in modo più concreto a tale eventualità».
Nancy Pelosi, la goccia che fa traboccare il vaso cinese
È la visita di Nancy Pelosi a Taiwan, uno dei volti più importanti dell’amministrazione Usa, ad aver alzato le tensioni fra i due Paesi asiatici. Da parte sua, la presidente della Camera risponde che la sua presenza nell’isola rende chiaro che Washington non avrebbe abbandonato il suo alleato democratico.
Pechino risponde con la furiosa reazione delle esercitazioni militari e manovre senza precedenti sui cieli di Taipei, arrivando a strozzare anche delle rotte commerciali fra le più trafficate al mondo.
Nella diplomazia internazionale, il rappresentate della Politica Estera dell’Unione Europea, Josep Borrell scrive un tweet in cui annuncia l’incontro con il segretario di Stato americano, Antony Blinken: «Ue e Usa continuano a lavorare “mano nella mano” per respingere l’invasione russa all’Ucraina e al sistema economico globale. Abbiamo anche discusso dell’accordo sul nucleare con l’Iran e di come preservare la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan».
Non è dello stesso parere l’Iran, alleato cinese che dalla bocca del ministero degli Esteri, Hossein Amirabdollahian, commenta: «Le azioni provocatorie degli Usa sono diventate una fonte di minaccia per la pace e la stabilità a livello internazionale. Il rispetto per l’integrità territoriale degli Stati fa parte delle norme del diritto internazionale».