Da un lato l’apertura di Renzi e Calenda sul presidenzialismo, dall’altro le critiche sulla manovra economica. Il segretario Napoli: “Crosetto chiarisca cosa vuole dalla Bce”
Dialogo e critica, bastone e carota. Potrebbe riassumersi così il rapporto di queste settimane tra il Terzo Polo e il governo Meloni. Da un lato infatti gli uomini di Matteo Renzi e Carlo Calenda hanno iniziato un percorso di avvicinamento ad alcune istanze della maggioranza (a cominciare dalle proposte sulla manovra, per arrivare poi all’apertura sull’elezione diretta del presidente della Repubblica), mentre dall’altro il lavoro di critica prosegue, in questa fase soprattutto sul versante economico.
L’attacco di Renzi
Prima è stato Renzi, con un tweet, ad attaccare il governo in concomitanza con l’aumento dei prezzi della benzina. “Aumenta il costo della benzina, dei pedaggi, delle sigarette. Quando la Meloni diceva ‘La pacchia è finita’ forse si riferiva agli automobilisti», ha scritto il leader di Italia Viva. Poi la palla è passata a Osvaldo Napoli, della segreteria di Azione.
Napoli e la Bce
Napoli se la prende con il ministro Crosetto, reo, a suo dire, di non star giocando al meglio la partita dell’inflazione rispetto alla Banca Centrale Europea. “La stabilità dei prezzi – scrive Napoli – è il cuore del mandato della Bce. Il Patto di stabilità e crescita, siglato nel 1997, era lo schema, rigido all’inizio e reso poi via via più flessibile per fronteggiare le diverse crisi, che in qualche misura assecondava, e precedeva, quello che sarà poi il mandato della Bce. Stabilità dei prezzi che coincide, da sempre e sotto ogni latitudine, con politiche economiche di bilancio all’insegna della prudenza: stabilità come presupposto della crescita”.
Il problema della doppia inflazione
“La Bce – spiega il segretario di Azione – sta fronteggiando oggi una doppia inflazione: quella importata dall’esterno e un’altra, interna, dovuta agli sforamenti dei bilanci pubblici per fronteggiare la prima inflazione. Il ministro Crosetto conosce meglio di me la condizione debitoria dell’Italia nei confronti della Bce, abbondantemente superiore ai 500 miliardi di euro. Di fronte a una condizione simile, il governo Meloni ha scelto la fedeltà alle promesse elettorali, pur sapendo di rendere ancora più precaria la già fragile condizione del bilancio pubblico. Ha stanziato miliardi per la flat tax, ha avviato quota 103 e una serie di altre microspese, finanziate eliminando i tagli delle accise sui carburanti. Ha tolto risorse allo sviluppo e le ha bruciate per pagare le cambiali elettorali, così gettando benzina sul fuoco dell’inflazione. Non ho capito se il ministro Crosetto pensa che la Bce debba assecondare le esigenze elettorali del governo o debba curare gli interessi di tutti i Parsi europei. Se Meloni ha scelto di configgere con Europa e Bce ha fatto una scelta legittima, ma sicuramente dannosa per l’Italia e alla fine per la sua stessa platea elettorale“.