Matteo Messina Denaro, questore di Trapani vieta funerali

Nessun boss mafioso può avere un funerale pubblico e il questore di Trapani La Rosa oppone il divieto. La volontà dell'ex boss sarebbe contata nulla, anche se Matteo Messina Denaro definiva la Chiesa "immonda"

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Matteo Messina Denaro non fa eccezione: anche a lui, come a tutti gli altri boss mafiosi, è stato negato il funerale pubblico. A vietare la cerimonia al capo del mandamento di Castel Vetrano, morto oggi 25 settembre a 62 anni, è stato il questore di Trapani, dott. Salvatore La Rosa. Non importa se questa decisione coincida con le volontà del boss mafioso, in quanto la sua voce sarebbe rimasta comunque inascoltata. E nulla vale la considerazione riferita alla cerimonia religiosa secondo cui è “fatta di uomini immondi che vivono nell’odio e nel peccato“.

Matteo Messina Denaro e il tormentato rapporto con la Chiesa

Le richiesta di Matteo Messina Denaro, di non voler avere niente a che fare con la Chiesa e tantomeno con il suo rito funebre, sarebbero state rinvenute in un vecchio pizzino ritrovato dai carabinieri del Ros nel covo di Campobello di Mazara.

Non sono coloro che si proclamano i soldati di Dio a poter decidere e giustiziare il mio corpo esanime. Non saranno questi a rifiutare le mie esequie…rifiuto tutto ciò perché ritengo che il mio rapporto con la fede è puro, spirituale e autentico, non contaminato e politicizzato. Dio sarà la mia giustizia“. Quindi, non è una questione legata alla fede, molto radicata e profonda in lui, bensì ad un rapporto conflittuale con le istituzioni che la incarnano.

Dopo l’autopsia, che verrà effettuata nel luogo del suo decesso, la salma di Matteo Messina Denaro tornerà direttamente a Castelvetrano (Trapani) dove verrà tumulata.

Matteo Messina Denaro: è morto oggi il boss delle due Cose

È morto oggi il boss Matteo Messina Denaro, il capomafia che è stato ricercato dalle forze dell’ordine per 30 anni. È stato arrestato il 16 gennaio 2023 a Palermo, mentre si trovava in una clinica privata per sottoporsi a cicli di chemioterapia. Si è spento il 25 settembre nel reparto detenuti dell’ospedale San Salvatore a L’Aquila per un tumore al colon giunto al quarto stadio.

Matteo Messina Denaro, la sua una storia di mafia

È nato a Castelvetrano, in provincia di Trapani nel 1962 ed è il figlio di Francesco Messina Denaro, conosciuto anche come Don Ciccio e come re del trapanese. Il papà, però, non si è mai fatto catturare: gli agenti lo hanno trovato morto nel 1998, stroncato da un infarto nelle campagne vicino al paese.  Tutto quello che Messina Denaro ha imparato sulla latitanza glielo ha insegnato il padre e tutto quello che doveva sapere sulla Mafia Toto Riina, che disse di averlo “cresciuto sulle sue ginocchia”.

I reati mafiosi: esecutore e mandante, tutt’altro che “innocente”

La prima denuncia per associazione mafiosa Matteo Messina Denaro la ottenne nel 1989, quando aveva 27 anni. Prima coinvolto nella faida tra i clan Accardo e Ingoglia di Partanna, poi l’omicidio. Fu il responsabile della morte di Nicola Consales, troppo vicino all’ex amante del boss mafioso. E ancora altri due omicidi nel 1992: a luglio fu tra i responsabili della morte di Vincenzo Milazzo, a capo della cosca di Alcamo, e poi Antonella Bonomo, la compagna di Milazzo, incinta di tre mesi strangolata a morte. I cadaveri vennero seppelliti in campagna, a Castellammare del Golfo. L’anno dopo, nel 1993, iniziò la sua latitanza visto il mandato di cattura per associazione mafiosa, omicidio, strage, devastazione, detenzione e porto di materiale esplosivo, furto e altri reati minori. Al maxiprocesso Omega, nel 2000, il boss venne condannato in contumacia all’ergastolo.

Matteo Messina Denaro e il caso del piccolo Giovanni Di Matteo sciolto nell’acido; poi le stragi di via Capaci e via D’Amelio

Era il 23 novembre 1993 quando il piccolo Giovanni Di Matteo fu sequestrato per ordine di Messina Denaro. Organizzò il rapimento del ragazzo per costringere il padre Santino a ritrattare le sue confessioni sulla strage di Capaci. Il bambino, dopo 779 giorni di prigionia, venne strangolato e il corpo sciolto nell’acido. Poi, nel 1994, Messina Denaro organizzò un attentato contro il pentito Totuccio Contorno.

Il nome di Matteo Messina Denaro è comparso anche accanto alle due stragi più famose e cruente in Italia: quella di Capaci e via D’Amelio, dove persero la vita i giudici Falcone e Borsellino, oltre alle rispettive scorte. La Corte d’Assise di Caltanissetta il 21 ottobre 2020 lo condannò all’ergastolo. Messina Denaro non si è mai pentito dei reati commessi e i segreti di mafia li ha portati con se nella tomba.

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