Un vero e proprio boicottaggio quello che è avvenuto oggi alla Sessantesima edizione della Biennale di Venezia. Il padiglione di Israele doveva aprire oggi le porte a migliaia di visitatori, ma resterà chiuso finché Hamas non libererà gli ostaggi e ci sarà il cessate il fuoco.
Biennale di Venezia: le motivazioni dell’artista
L’annuncio della chiusura è comparso questa mattina con un cartello esposto all’esterno del padiglione israeliano alla Biennale Arte. La decisione arriva dall’artista israleiana, Ruth Patir. La sua volontà non è di cancellare l’esibizione, bensì “una scelta di solidarietà con le famiglie degli ostaggi e la grande comunità di Israele che chiede un cambiamento“. Patir ha preso la decisione insieme alle curatrici della mostra, Tamar Margalit e Mira Lapidot, dopo settimane di appelli da parte di attivisti pro-Palestina a boicottare il padiglione: “Noi siamo diventati la notizia, non l’arte. E se mi viene dato un palcoscenico così straordinario, voglio farlo valere“, ha dichiarato Ruth sui social.
I visitatori potranno intravedere il progetto “(M)otherland” dell’artista solo attraverso le finestre del padiglione. “Mi oppongo fermamente al boicottaggio culturale, ma poiché sento che non ci sono risposte giuste, e posso fare solo quello che posso con lo spazio che ho, preferisco alzare la voce con coloro con cui sto nel loro grido, cessate il fuoco ora, riportate indietro le persone dalla prigionia. Non ce la facciamo più” ha aggiunto.