Continua il dibattito nella politica sulla proposta del Movimento 5 Stelle di una legge che istituisca il salario minimo dei lavoratori. Anche Confindustria si apre al dialogo: «Nulla in contrario, però non è da confondere con il salario giusto»
Il segretario della Uil, Pierpaolo Bombardieri, entra nel dibattito della proposta sull’istituzione di un salario minimo: «Siamo favorevoli al salario minimo, abbiamo una sola preoccupazione: non deve sostituire i contratti. La direttiva europea pone come obiettivo l’aumento dei contratti nazionali, la copertura dei lavoratori coperti dai contratti. Noi dobbiamo fare attenzione che il salario minimo e i contratti non siano messi in contrapposizione e che non ci sia uno spostamento dei lavoratori tra chi ha il contratto e chi ha solo il salario minimo – afferma al Festival dell’Economia di Trento – Siamo d’accordo con il salario minimo a condizione che coincida con i minimi contrattuali, questo e’ lo strumento che può permettere di non ridurre l’area dell’applicazione dei contratti».
Sempre in materia di lavoro, Bombardieri commenta anche l’introduzione dello smart working, incrementata dallo scoppio della pandemia, ma che in qualche modo sta modificando la routine lavorativa di molte professioni. Con il rientro delle attività in presenza, ci si chiede cosa e quale forma restarà del lavoro da remoto.
«Lo smart working va inquadrato in una rivoluzione tecnologica che abbiamo subito e che possiamo affrontare se siamo predisposti a cambiare la nostra organizzazione del lavoro. Se saremo disponibili a misurare la produttività sul raggiungimento degli obiettivi, la nuova organizzazione potrebbe dare grandi risultati per le aziende, che risparmierebbero costi fissi degli impianti, e per i lavoratori», conclude Bombardieri mostrandosi fiducioso.
I timori di Confindustria: «Non confondere salario minimo con quello giusto»
Anche il vice presidente di Confindustria, Maurizio Stirpe, dice la sua opinione sul salario minimo, che già si annuncerà essere materia di campagna elettorale da parte di tutte le fazioni politiche.
«Il salario minimo per Confindustria non penso sia un problema. I nostri contratti sono ben al di sopra per i minimi contrattuali rispetto alle soglie che vengono comunemente indicate per il salario minimo in Italia. Non è un problema che ci riguarda – commenta al meeting economico organizzato dalla Provincia Autonoma di Trento e dal Gruppo 24 Ore – non avremmo nulla in contrario a patto che venga fissato come percentuale compresa tra il 40 e il 60% del salario mediamo e che non venga confuso con la retribuzione proporzionale. Il salario minimo è una cosa, il salario giusto è altro. E poi dovrebbe operare per tutti i contratti a 360 gradi, quindi non solo dove c’è la contrattazione collettiva ma anche per le aree dove non c’è. Altrimenti si esporrebbe a operazioni di dumping salariale».