Il ministero della Salute interrompe la pubblicazione dei dati relativi ai contagi da Covid-19. La Fondazione denuncia il fatto come un atto di censura e di mancanza di trasparenza
Dopo le manganellate e dopo l’introduzione dell’articolo 434-bis, sorge un’altra subdola stretta alla libera espressione e alla libera circolazione dei dati. Questa volta, si tratta di “un anacronistico passo indietro sulla trasparenza”, così come lo ha definito Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, l’organizzazione indipendente che dal primo giorno di pandemia si occupa di raccogliere e diffondere le migliori evidenze scientifiche e i dati utili.
Il Ministero della Salute ha disposto con il comunicato stampa del 28 ottobre la sospensione della pubblicazione giornaliera del bollettino Covid-19. “Tuttavia, dal 30 ottobre risulta interrotta anche la pubblicazione quotidiana dei dati grezzi che hanno finora alimentato un virtuoso processo di collaborazione tra ricercatori, società civile e Istituzioni”, commenta la Fondazione Gimbe, che si dice quindi “impossibilitata a garantire il monitoraggio indipendente condotto negli ultimi due anni e mezzo a beneficio della cittadinanza, delle Istituzioni e degli organi di informazione”.
Per questo la Fondazione, per la settimana 26 ottobre – primo novembre, ha potuto solamente pubblicare il monitoraggio relativo all’andamento della campagna vaccinale, ma ha inviato al ministro Orazio Schillaci una richiesta di ripristino immediato della pubblicazione giornaliera. La premier Meloni nel suo discorso di insediamento ha raccontato l’allentamento delle restrizioni e lo stop del modello Speranza come un meritato approdo a una maggiore libertà. Tuttavia, optare per un legittimo nuovo modello di gestione della pandemia, a due anni dallo scoppio della stessa, non dovrebbe implicare l’oscuramento delle informazioni e dei dati. Pare che la Presidente del Consiglio e il ministro Schillaci stiano mettendo in atto un gioco particolarmente sopraffino di censura delle informazioni per rendere gradualmente tutti più ignoranti e più scioccamente sereni.