Le dichiarazioni di Emmanuel Macron su un possibile invio di truppe Nato in Ucraina, nel caso in cui il Paese lo richieda, hanno nuovamente riacceso il dibattito internazionale, soprattutto a seguito della risposta di Mosca. “La Francia, rappresentata dal Capo dello Stato, continua a parlare della possibilità di un suo coinvolgimento diretto nel conflitto ucraino sul terreno. Questa è una tendenza molto pericolosa” ha infatti dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov, concludendo: “La stiamo monitorando da vicino e continuiamo e continueremo la nostra operazione militare speciale fino al raggiungimento degli obiettivi dichiarati“.
Il dibattito è tornato sotto i riflettori anche in Italia, ma il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha voluto ribadire la sua visione, la stessa dei mesi scorsi: “Noi non siamo in guerra con la Russia, nessun soldato italiano andrà a combattere in Ucraina. Un conto è difendere il diritto all’indipendenza dell’Ucraina e il diritto internazionale, un altro è fare la guerra alla Russia“.
La linea è molto sottile e la Nato rischia di superarla senza neanche accorgersene. Tajani ha quindi aggiunto: “Essere in guerra è una cosa, aiutare l’Ucraina a difendersi è un’altra. E questi aiuti li abbiamo sempre mandati. Noi difendiamo il diritto dell’Ucraina ad essere uno Stato indipendente ma dobbiamo costruire la pace e per questo noi siamo tutti impegnati in questa direzione, come lo siamo in Medio Oriente. E come lo siamo nel Mar Rosso per difendere il traffico marittimo commerciale“.
Le reazioni della politica alle dichiarazioni di Macron sull’Ucraina
Quasi tutti i leader di partito del nostro Paese si sono espressi sulla questione e tutti hanno duramente criticato l’ipotesi dell’intervento delle truppe Nato nel conflitto russo ucraino. “Sono contrario all’idea, stiamo aiutando l’Ucraina proprio per non arrivare a un conflitto diretto con la Russia“, ha infatti dichiarato Carlo Calenda di Azione, aggiungendo: “Noi abbiamo avuto un’esperienza per più di 50 anni, abbiamo tenuto lontana l’Unione Sovietica con la teoria del contenimento, cioè aiutare tutti i Paesi eventualmente aggrediti, senza però mandare soldati a combattere direttamente, a fare la terza guerra mondiale“.
Una linea di comportamento che va mantenuta anche ora, senza incorrere in passi falsi che potrebbero portare ad un’escalation senza possibilità di tornare indietro. Della stessa opinione anche l’eurodeputato di Avs Massimiliano Smeriglio che ha sostenuto: “L’Europa dovrebbe tornare ad avere un ruolo autonomo, indipendente, di mediazione, per avviare un negoziato e cominciare una trattativa. Dobbiamo fermare la carneficina con la pace e in questo avrà un ruolo decisivo il prossimo parlamento europeo e la maggioranza che ne verrà fuori“.
Per quanto riguarda i trattati di pace anche il pentastellato Giuseppe Conte sembra avere le idee chiare: “Davvero vogliamo mandare i militari in Ucraina per combattere i russi? E allora il negoziato di pace, l’abbiamo detto dall’inizio, è l’unica via d’uscita. Ecco perché i nostri parlamentari si batteranno come costruttori di pace“. Il leader del M5S ha anche parlato direttamente di Emmanuel Macron, sottolineando come il presidente francese “non sia ipocrita, perché sta ipotizzando concretamente l’invio, oltre che di missili a lunga gittata, anche di forze armate, di militari“, al contrario delle forze politiche italiane che continuano a “prendere in giro l’opinione pubblica“.
Molto duro anche Matteo Renzi, leader di Italia Viva, che ha utilizzato le stesse parole del Cremlino: “Siamo all’escalation verbale“. Secondo l’ex premier “bisognerebbe che l’Europa – invii un inviato speciale per far parlare le parti in causa. Putin ha torto, ma dicendolo non è che risolvi il problema“.
Si è unito al coro di dissenso anche il leghista Matteo Salvini che ha evidenziato: “Quando Macron parla di andare a combattere fuori dai confini europei io non sono d’accordo. Voglio parlare di scuola, università, agricoltura. Sono questi i treni che ci interessano e ai quali vogliamo impegnarci. Macron spaventa quando parla di queste cose. Non manderemo mai i nostri figli a fare guerre fuori dai confini europei che non siano le nostre“.