Nella Giornata internazionale contro l’omotransfobia i leader del mondo Occidentale si sono esposti, mandando messaggi di pace e integrazione al fine di spronare i popoli al rispetto dell’altro. Una Giornata che si celebra da 20 anni, grazie alla decisione dell’Onu di festeggiare la rimozione dell’omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale delle malattie pubblicata dall’Organizzazione mondiale della sanità.
Un passo in avanti enorme per la civiltà, che però ancora oggi non è accettato. Chi appartiene alla comunità Lgbtq+ ancora oggi subisce le cattiverie di chi non comprende che l’omosessualità non è una scelta e di chi utilizza l’orientamento sessuale come discrimine per etichettare un individuo come “normale” o “anormale“. Proprio in questo contesto si inseriscono le parole dei leader occidentali, che in qualche modo hanno provato a dare il loro sostegno ad una battaglia che di anno in anno si fa sempre più rumorosa.
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Il premier Giorgia Meloni ha confermato la presenza del governo italiano in prima linea contro le persecuzioni basate sull’orientamento sessuale: “È nostro compito tenere alta l’attenzione della comunità internazionale sulle persecuzioni e sugli abusi che in molte Nazioni del mondo, come ricordato anche oggi dal Presidente della Repubblica, vengono ancora perpetrati. Discriminazioni e violenze inaccettabili, che ledono la dignità delle persone e sulle quali i riflettori non devono mai spegnersi“.
Le parole del presidente Mattarella e di Ignazio La Russa
Sul tema è intervenuto ovviamente anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha incentrato il suo discorso non solo su ciò che succede all’estero ma soprattutto su ciò che accade quotidianamente in Italia. “Il nostro Paese non è immune da episodi di omotransfobia; persone discriminate, schiacciate da pregiudizi, che spesso sfociano in inaccettabili discorsi d’odio, aggredite verbalmente e fisicamente. Non è possibile accettare di rassegnarsi alla brutalità“, ha dichiarato il Capo dello Stato, rivolgendosi poi alle istituzioni: “Il vostro impegno deve essere orientato a fornire gli strumenti per comprendere le diversità delle esistenze e delle diverse esperienze umane, per una società inclusiva e rispettosa delle identità“.
Il presidente del Senato Ignazio La Russa ha invece ribadito con forza che “discriminazione e violenza basate sull’orientamento sessuale sono inammissibili e contrarie ai principi fondamentali di dignità e uguaglianza“, per poi concentrarsi sulle problematiche che riguardano i Paesi esteri, dove “l’omosessualità è ancora criminalizzata, con pene che arrivano fino alla condanna a morte“. La Russa ha continuato sostenendo che “è dovere delle istituzioni e della comunità internazionale garantire che i diritti di ogni individuo siano rispettati senza eccezioni” perché “ogni persona deve vivere senza che siano calpestati i propri diritti“.
Guterres, Michel e Von der Leyen contro l’omotransfobia
“Restiamo uniti, assicurandoci che nessuno venga lasciato indietro perché l’amore non conosce confini“, con questa farse pubblicata sui social il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha mostrato la sua vicinanza a tutti coloro che ancora soffrono a causa del loro orientamento sessuale. Poche e semplici parole che manifestano però la convinzione dell’Europa nella loro all’omotransfobia.
Si è unita al coro di solidarietà anche Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione europea, che ha affermato “l’impegno per un’Europa in cui tutti siano liberi di amare e vivere senza paura. Dove puoi semplicemente essere te stesso. Oggi e ogni giorno sono orgogliosa di sostenere la comunità Lgbtiq+“. “La criminalizzazione delle relazioni omosessuali deve finire, così come ogni forma di violenza e criminalizzazione contro le comunità Lgbtiq+“, ha invece dichiarato Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, aggiungendo: “Ogni giorno dobbiamo impegnarci a costruire un mondo di rispetto, dignità e diritti umani per tutti“.
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