La sede del Consiglio superiore della magistratura è stata intitolata a Vittorio Blanchet, il vicepresidente assassinato 44anni fa, il 12 febbraio 1980 dalle Brigate rosse. Alla cerimonia solenne ha partecipato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il quale ha lanciato un chiaro messaggio a tutti i consiglieri: “Il ruolo che si assume quali componenti di questo Consiglio rappresenta una funzione di garanzia e di grande responsabilità per l’equilibrio fra i poteri costituzionali“.
Le parole di Mattarella al Csm
“I componenti si distinguono soltanto per la loro “provenienza”; hanno le medesime responsabilità nella gestione della complessa attività consiliare e sono chiamati a svolgere il loro mandato senza doversi preoccupare di ricercare consenso per sé o per altri soggetti“, ha affermato Mattarella al Csm. Le sue parole sono rivolte a tutti i membri dell’organismo che è molte volte indiziato nell’applicazione di logiche spartitorie. A gennaio 2023, ad esempio, a seguito dell’elezione del vicepresidente Fabio Pinelli – vicino alla Lega – il Capo di Stato aveva ricordato che i consiglieri si differenziano solo per le rispettive provenienze.
“Laici e togati interpretano, con doverosa piena indipendenza da ogni vincolo, un ruolo fondamentale nel funzionamento del nostro sistema” ha poi aggiunto. Il titolo in riferimento a Bachelet è un chiaro segnale dell’importanza della ricerca di convergenza tra prospettive diverse. Per Mattarella “non si realizza ricorrendo a logiche di scambio, che assicurano l’interesse di singoli o di gruppi; un metodo del genere rappresenterebbe la negazione del pluralismo democratico. In questa ottica il Csm deve contribuire ad assicurare la massima credibilità alla magistratura, con decisioni sempre assunte con senso delle istituzioni; i nostri concittadini chiedono una giustizia trasparente ed efficiente“.
Il ruolo del Csm
Alla cerimonia, Pinelli nobilita il ruolo del Consiglio: “Generatore di fiducia dei cittadini nei confronti della magistratura“. Il Csm deve sempre essere prova di “equilibrio, sobrietà di comportamenti dentro e fuori le aule di giustizia, prudenza e rigore nell’interpretazione della legge, capacità professionale sempre sorvegliata e arricchita“. Giovanni Bachelet, figlio del vicepresidente ricorda i nomi delle altre vittime di quegli anni tragici: da Mario Amato, assassinato dai neofascisti dei Nar quattro mesi dopo Bachelet, a Licio Gelli, indicato come finanziatore della strage alla stazione di Bologna.