Quasi tutte le aspettative del Presidente russo Vladimir Putin sono diventate realtà. La vittoria alle elezioni presidenziali e un consenso quasi assoluto da parte della popolazione nei suoi confronti sono ormai certezze, eppure l’affluenza alle urne in una percentuale maggiore all’80%, come preventivato dal Presidente, non è stata registrata. Solo il 74,7% della popolazione russa, compresa quella residente nei territori occupati dell’Ucraina, si è recata a votare e di questi quasi il 90% ha scritto il nome di Vladimir Putin sulla scheda. Un’affluenza comunque maggiore rispetto a quella degli scorsi anni, anche grazie alla possibilità di esprimere la propria preferenza tramite il voto elettronico.
Percentuali irrisorie quelle registrate dai suo oppositori, che non sono riusciti a raggiungere neanche il 5% dei consensi. Nikolai Kharitonov del Partito comunista della Federazione Russa si è fermato al 4,3%, Vladislav Davankov di Nuova Gente al 3,8% e Leonid Slutsky del Partito Liberal-Democratico di Russia al 3,2%. Il Presidente Putin ha trionfato nei cosiddetti “sultanati elettorali“, ovvero Regioni e Repubbliche dove i capi locali fanno ciò che vogliono. Un esempio è la Cecenia del ras Kadyrov in cui Putin ha ottenuto il 99,3% dei consensi, un dato da record. In un seggio del Barnaul, tra il Kazakistan e la Mongolia, Putin ha ottenuto solo il 10% delle preferenze, rispetto all’84% di Kharitonov. Percentuali che non hanno convinto il governo, che ha annunciato il ricalcolo del risultato.
Le dichiarazioni Matteo Salvini
Il leader della Lega Matteo Salvini ha voluto esprimere la sua idea sulle contestatissime elezioni russe. “Quando un popolo vota ha sempre ragione, le elezioni fanno sempre sia quando uno le vince sia quando uno le perde” ha infatti dichiarato il leghista in riferimento alla vittoria schiacciante di Vladimir Putin sugli altri tre candidati.
“Ci sono state delle elezioni, prendiamo atto del voto dei cittadini russi, sperando che il 2024 sia l’anno della pace“, ha affermato Salvini quasi volendo mettere a tacere le voci su ipotetici brogli al voto per mantenere Putin al governo per altri sei anni. “Io quando le perso cerco di capire dove ho sbagliato e come fare meglio la prossima volta” ha continuato il leader leghista, facendo forse riferimento anche alle percentuali poco soddisfacenti ottenute nelle elezioni Regionali in Sardegna e Basilicata delle scorse settimane.
Il discorso di Putin dopo la vittoria
La vittoria in queste elezioni presidenziali permetterà a Putin di governare fino al 2030, con possibilità di rielezione. Un quinto mandato che gli permetterà di battere il record detenuto da Stalin, rimasto al potere per ben 25 anni. Le proteste dei cittadini russi, che in alcuni seggi elettorali hanno cercato di rendere difficoltose le operazioni di voto, non sono servite a nulla, anche senza la conclusione dello spoglio dei voti, Putin ha già vinto.
Subito dopo la conferma del suo trionfo, il Presidente russo si è rivolto alla popolazione, prima ringraziando i soldati russi che “svolgono il compito più importante che è quello di proteggere il nostro popolo“, per poi rivolgersi a chi tenta ancora di sfidare la sua Nazione: “Non importa quanto abbiano cercato di spaventarci, di sopprimere la nostra volontà, la nostra coscienza, nessuno ci è mai riuscito nella storia. Hanno fallito ora e falliranno in futuro“. Il Presidente russo ha poi confermato che un conflitto con la Nato porterebbe il mondo “sull’orlo di una terza guerra mondiale“, quasi volendo avvertire gli altri piuttosto che sé stesso.
All’interno del discorso presidenziale, c’è stato spazio anche per nominare il dissidente russo Alexei Navalny, morto in un carcere del circolo polare artico lo scorso 16 febbraio. Il Presidente ha definito la morte di Navalny “un evento triste” ed ha voluto sottolineare la sua volontà “di scambiarlo con altri prigionieri in Occidente, a condizione che non tornasse in Russia“. Putin ha concluso il suo discorso dicendo: “Potete credermi o no, ma alla persona che me ne ha parlato ho detto subito di essere d’accordo. Purtroppo, è successo quello che è successo“.
Le proteste durante il voto in Russia
Il “Mezzogiorno contro Putin” indetto dalla vedova Yulia Navalnaya ha raccolto molteplici consensi all’interno del Pese, con migliaia di dissidenti che si sono dati appuntamento e si sono presentati insieme davanti alle urne, pronti a votare “chiunque tranne Putin“. Le file più lunghe a Mosca e San Pietroburgo, ma i dissidenti si sono fatti vivi in tutto il Paese. Alcuni di questi sono usciti dai seggi con la loro scheda elettorale, con il nome di Navalny scritto sopra, pronti a portarla in regalo alla sua tomba.
La polizia russa ha fermato almeno 80 persone in venti città diverse, accusate di aver partecipato a manifestazioni contro il voto. Una donna è stata arrestata per aver scritto “No alla guerra” sulla sua scheda di voto e un’altra per aver deposto quattro garofani davanti ad un seggio elettorale per “la morte della libertà“.
Proteste anche dall’Ucraina, in particolare dal Presidente Volodymyr Zelensky che ha parlato di “mancanza di legittimità” delle elezioni presidenziali russe e ha definito Putin “malato di potere che vuole regnare per sempre” per poi aggiungere “questa persona dovrebbe essere processata all’Aja“. Dure critiche anche da parte dell’Italia, con le parole scritte dal ministro degli Esteri Antonio Tajani su X: “Le elezioni in Russia non sono state né libere né regolari e hanno riguardato anche territori ucraini occupati illegalmente. Continuiamo a lavorare per una pace giusta che porti la Russia a terminare la guerra di aggressione all’Ucraina“. Washington ha definito le elezioni in Russia “né libere né giuste“.
Kim Jong-Un dalla Corea del Nord si è invece congratulato con il capo di Stato russo per la sua vittoria, seguito dai leader di Bolivia, Cuba e Tagikistan.