L’attacco iraniano, che ha coinvolto oltre 300 missili e droni, ha gettato Israele in una situazione estremamente complessa, con il paese ora costretto a prendere una decisione cruciale su come rispondere alla provocazione. Tuttavia, la strada da seguire non è chiara: la pressione internazionale spinge Israele a stemperare le tensioni, ma accettare attacchi da Teheran potrebbe mandare un messaggio di vulnerabilità che il Paese cerca in ogni modo di evitare. D’altro canto, c’è il timore che una risposta troppo aggressiva possa far scivolare la situazione verso una guerra su vasta scala nella regione.
Perché Israele non ha ancora attaccato?
Il capo di stato maggiore delle forze di difesa israeliane, il tenente generale Herzi Halevi, ha sottolineato che l’attacco iraniano non rimarrà senza risposta. Il gabinetto di guerra israeliano si è riunito più volte per discutere su come procedere, oscillando tra l’idea di escalation e la necessità di mantenere un atteggiamento deterrente. Netanyahu, in una riunione del suo partito, Likud, ha affermato di voler tenere l’Iran sulle spine ancora un po’ prima di rispondere: “Deve aspettare nervosamente senza sapere quando arriverà l’attacco, proprio come ha costretto a fare alla stessa Israele“.
Nonostante la preoccupazione per l’attacco, l’IDF sostiene di aver abbattuto la maggior parte dei missili e droni iraniani, con solo pochi missili che hanno effettivamente colpito la base aerea di Nevatim. Il sistema di difesa di Israele, Iron Dome, è uno dei più efficienti al mondo, progettato proprio per far fronte a situazioni critiche simili.
Gli Stati Uniti desiderano disinnescare le tensioni
Funzionari statunitensi ritengono che una qualche forma di contrattacco da parte di Israele sia quasi inevitabile. Nonostante ciò, l’amministrazione Biden spera ancora in una risposta misurata, che non coinvolga un attacco diretto al territorio iraniano, ma che potrebbe includere azioni informatiche su larga scala o mirare a obiettivi iraniani in paesi terzi come Libano, Siria o Iraq. Un’opzione potrebbe essere anche un attacco segreto condotto dalle forze speciali o dai servizi segreti israeliani.
John Kirby, portavoce della sicurezza nazionale della Casa Bianca, ha chiarito che la decisione finale spetta a Israele e che gli Stati Uniti non vogliono vedere la situazione degenerare ulteriormente verso una guerra con l’Iran. Durante incontri durati diverse ore, sono state esplorate varie opzioni per rispondere all’Iran senza innescare una risposta ancora più violenta. Israele sembra intenzionato a coordinarsi con gli Stati Uniti nella sua risposta, ma l’amministrazione Biden ha escluso qualsiasi coinvolgimento diretto in un contrattacco israeliano.