Dazi, Trump fiducioso sull’India: “Penso che abbiamo un accordo”

E così l'India potrebbe aggiudicarsi la medaglia come primo Paese ad aver conquistato un'intesa commerciale con Washington. Intanto Trump, secondo il Wall Street Journal, vorrebbe attenuare l'impatto dei dazi sulle auto prodotte all'estero. Il tutto mentre la guerra dei dazi fa salire la tensione fra il tycoon e Jeff Bezos, padron di Amazon

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Mentre arriva l’ordine esecutivo del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, per rallentare la pressione dei dazi sulle case prodotte all’estero impedendo che si aggiungano ad altre tariffe già imposte sul settore, la Casa Bianca lavora ad accordi commerciali. “Siamo vicini con l’India, e abbiamo una cornice di intesa con la Corea del Sud. Le trattative vanno bene anche con il Giappone”, ha rassicurato il Segretario al Tesoro, Scott Bessent, circa gli ultimi colloqui sostenuti nel Paese indiano.

E così sembrano arrivare nuovi segnali di allentamento alle strette sul fronte della guerra commerciale che Trump ha innescato dallo scorso 2 aprile imponendo tariffe che hanno stravolto l’equilibrio commerciale mondiale. Volando a Michigan per festeggiare i suoi 100 giorni da inquilino alla Casa Bianca, il tycoon rivela ai reporter che l’India “sta andando alla grande“, ritenendo di aver raggiunto un’intesa circa i dazi. Nello specifico, secondo quanto chiarito dal Segretario al Commercio, Howard Lutwik, l’amministrazione statunitense avrebbe già raggiunto l’accordo commerciale ma sarebbe in attesa dell’approvazione del Paese in questione prima di annuncialo ufficialmente.

Trump: “Non vogliamo penalizzare i costruttori auto Usa”

Con l’ordine esecutivo che alleggerisce il peso dei dazi su auto e componentistica, il Presidente a stelle e strisce ha voluto “dare una manoalle case automobilistiche Usa in questa fase che ha definito “di transizione a breve termine”. Infatti, l’intento del tycoon sarebbe proprio quello di attenuare l’impatto dei dazi sul settore alleggerendo alcune tariffe sulle componenti esteri utilizzati per la produzione di veicoli statunitensi, come ad esempio alluminio e acciaio.

La Casa Bianca e la questione Amazon

La manovra di Trump per rallentare la pressione dei dazi sulle case automobilistiche, è stata attuata anche per cercare di attenuare l’impatto dovuto anche allo scossone ricevuto da Amazon. Il colosso di Jeff Bezos se avesse messo in evidenza l’impatto dei dazi nei prezzi dei suoi prodotti, decine di altre aziende avrebbero seguito la stessa strada per difendere la loro reputazione dalla possibile ira dei consumatori contro i rincari, con il rischio di alimentare le critiche a Trump e minare la sua agenda.

E’ un atto politico e un atto ostile“, aveva commentato a caldo senza mezzi termini la Portavoce, Karoline Leavitt, chiedendosi come mai la società non lo abbia fatto “quando l’amministrazione Biden ha fatto salire l’inflazione ai massimi da 40 anni“. Le pesanti
critiche sono state seguite dalla smentita di Amazon. “Il team che gestisce il nostro negozio ultra low cost Amazon Haul ha preso in considerazione l’idea di indicare i costi di importazione su alcuni prodotti. Ipotesi che non è mai stata approvata e non verrà attuata“, ha presto chiarito un portavoce evidenziando come l’idea “non è mai stata presa in considerazione per il sito maggiore di Amazon“.

Ma, prima che il colosso mettesse le mani avanti, stando a quanto riportato dalla Cnn, si sarebbe tenuta una telefonata al quanto frustrata di Donald Trump a Bezos. Per il miliardario la posta in gioco è alta considerando il fronte spaziale, dove il first buddy del tycoon, Elon Musk, rappresenta il principale rivale nella sua corsa nell’universo. Infatti, dopo anni di ritardo, Amazon ha finalmente lanciato i suoi satelliti internet del Progetto Kuiper nel tentativo di recuperare il terreno perso con l’azienda del sudafricano, Starlink.

In questo progetto, Bezos ha investito più di 10 miliardi di dollari e intende utilizzare questa rete di satelliti per fornire un accesso a internet ad altissima velocità da ogni angolo del mondo, comprese le aree remote e le zone di guerra o disastrate. Un’impresa non facile quanto ambiziosa, vista la supremazia spaziale di Musk che, però, rischia di
pagare anche con Starlink, come con Tesla, la sua vicinanza morbosa a Trump.

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