Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, potrebbe aver smentito la possibilità di una cessione della Crimea alla Russia. L’ipotesi è ormai in ballo da mesi e solo ieri il presidente Usa, Donald Trump, avrebbe confermato l’ipotesi che l’Ucraina possa cedere parte del suo territorio a Mosca. Il leader di Kiev, invece, sembra fermo sulle sue posizioni, come dichiarato nel corso di una videoconferenza durante un vertice organizzato dalla Polonia.
“Vogliamo tutti che questa guerra finisca in modo giusto, senza regali a Putin, soprattutto terre“, ha dichiarato Zelensky, lasciando intendere che il suo Paese non ha intenzione di cedere alcuna parte del suo territorio, convinto di voler mantenere integra la sovranità della sua Nazione. Mosca, intanto, tenta di accelerare le tempistiche per un negoziato diretto tra Ucraina e Russia, chiarendo che al momento la priorità è proprio quella di aprire un canale di dialogo tra le due Nazioni.
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Il Cremlino ha nuovamente ribadito la presunta illegittimità del presidente ucraino, in quanto lo scorso 2024 non si sono svolte le elezioni presidenziali come previsto. Le elezioni sono state infatti vietate dalla legge marziale, introdotta perché l’esercito russo ha invaso l’Ucraina. Mosca ha però voluto chiarire che al momento tale questione è secondaria, in quanto è prima fondamentale avviare un processo di risoluzione pacifica.
Il cessate il fuoco di Putin per le celebrazioni della liberazione dal nazismo
L’immagine di Volodymyr Zelensky e Donald Trump seduti faccia a faccia all’interno della Basilica di San Pietro ha rinfrancati gli animi di coloro che ormai erano convinti che il piano per la pacificazione dell’Ucraina fosse ormai totalmente naufragato. I due leader avrebbero invece ritrovato la sintonia, la stessa che la Russia sostiene di non aver mai perso con gli Usa, e sembrerebbero pronti a collaborare per obiettivi comuni.
Il cambiamento vero e proprio ha però interessato la postura dello stesso presidente americano nei confronti dei due Paesi in guerra. Se prima era l’Ucraina ad essere accusata di non voler portare a termine le trattative, ora è la Russia di Vladimir Putin a frustrare sempre di più il Tycoon. Un altro segno della volatilità di Trump, che dimostrerebbe come in poco tempo gli equilibri dello scacchiere mondiale possono essere modificati.
Le non troppo velate minacce del presidente Usa potrebbero aver convinto il Cremlino a fare un leggero passo in avanti verso le richieste di Stati Uniti e Ucraina. Vladimir Putin ha infatti dichiarato un cessate il fuoco di 3 giorni per l’80esimo anniversario della vittoria sul nazifascismo. Questo dovrebbe durare dalla mezzanotte del 7 maggio fino alla mezzanotte tra il 10 e l’11 maggio. “Tutte le azioni militari sono sospese in quel periodo. La Russia ritiene che la parte ucraina seguirà questo esempio“, si legge nella nota rilasciata dal Cremlino, in cui è anche specificato che nel caso di violazione della tregua da parte di Kiev, allora la Russia risponderà in modo adeguato.
Kiev non abbassa la guardia
Questa, quindi, la risposta di Putin alle sollecitazioni di Trump. Troppo poco, fa sapere la Casa Bianca, secondo la quale quella che il presidente americano chiede è “una tregua russo-ucraina permanente“. Stessa reazione da Kiev, la cui risposta non si fa attendere e rilancia per voce del suo ministro degli Esteri, Andrii Sybiha, chiedendo a Mosca un cessate il fuoco immediato della durata di un mese.
“Se la Russia vuole davvero la pace, – palesa Sybiha – deve cessare il fuoco immediatamente. Perché aspettare fino all’8 maggio? Se si può fare un cessate il fuoco ora e da qualsiasi data nei prossimi 30 giorni, allora è reale, non solo per una parata“. Il ministro ucraino ha anche tenuto a ribadire come “L’Ucraina è pronta a sostenere un cessate il fuoco duraturo e completo. Ed è ciò che proponiamo costantemente, per almeno 30 giorni“.
Trump: “Putin deve smettere di sparare e si deve mettere a trattare”
Di ritorno dal funerale di Papa Francesco e a poche ore di distanza dall’incontro con Zelensky, il presidente Usa ha sfruttato i suoi canali social per mandare l’ennesimo avvertimento a Mosca. “Putin vuole la pace o mi sta prendendo in giro?“, ha scritto il Tycoon, esortando la Russia ad accettare un accordo, pena l’entrata in vigore di sanzioni nei confronti del Cremlino.
Solo nella giornata di ieri, però, il miliardario ha deciso di fermarsi a commentare quanto accaduto lo scorso sabato al Vaticano. Dopo aver descritto la Basilia di San Pietro come “l’ufficio più bello che abbia mai visto“, il Tycoon ha sostenuto che il colloquio con il suo omologo ucraino sarebbe andato bene e che ora “Zelensky è più calmo e sarebbe pronto a cedere la Crimea“. Proprio questo potrebbe essere stato l’argomento trattato nei 15 minuti all’interno di San Pietro.
Ciò che conta, comunque, è il cambio di prospettiva adottato dal presidente. “Putin mi ha sorpreso e deluso perché si è messa a bombardare dopo aver discusso di pace“, ha sostenuto il presidente Usa, chiarendo come la sua pazienza nei confronti del Cremlino potrebbe finire molto presto. “Putin deve smettere di sparare e deve mettersi a trattare“, ha quindi tuonato, aggiungendo che nel corso di questa settimana sarà possibile capire quale sarà il destino dell’Ucraina.
Come annunciato ieri dal segretario di Stato Usa, Marco Rubio, gli Stati Uniti decideranno in questa settimana se continuare ad essere coinvolti nelle eventuali trattative di pace o se lasciare la questione all’Ue e ai due Paesi diretti interessati. “Non vogliamo prendere le distanze da qualcosa che potrebbe portare la pace, ma allo stesso tempo non vogliamo perdere tempo con qualcosa che non funziona“, ha spiegato Rubio, evidenziando che la scelta di procedere con sanzioni contro la Russia potrebbe rivelarsi controproducente e spingere il conflitto in avanti per altri anni.
Lavrov: “Siamo pronti a raggiungere un accordo”
Intanto Mosca continua a non aprire a possibilità di negoziazione. Lo scorso sabato, nel corso dei funerali del Papa, Putin ha annunciato la conquista del Kursk, immediatamente smentita dall’Ucraina. Nonostante ciò, la Russia ha sostenuto la volontà di dare inizio a trattative, senza però specificare quali siano le sue richieste. “La dichiarazione di Trump menziona un accordo e siamo pronti a raggiungerlo, ma ci sono ancora alcuni elementi specifici che devono essere perfezionati“, ha spiegato il ministro degli Esteri russo. Sergei Lavrov.
Ciò che sembra certo, comunque, è che Donald Trump è ormai vicino ad esaurire la pazienza e che la posizione della Russia potrebbe trovarsi ben presto in un territorio nuovo, con gli Usa non più disposti a trattare con benevolenza, o peggio, non più pronti a far parte delle trattative. Intanto, dalla Casa Bianca continuano ad arrivare segnali incoraggianti, ma che potrebbero essere colti negativamente da Mosca: “L’unica soluzione è un accordo negoziato in cui entrambi dovranno rinunciare a qualcosa. Così si mette fine a una guerra“.
La mediazione che per ora l’amministrazione trumpiana si mostra determinata a portare avanti sembra abbia ancora chilometri da percorrere in salita. E intanto il Wall Street Journal lancia un nuovo allarme sui presunti piani ostili di Mosca contro Paesi della Nato, avvertendo che a circa 160 chilometri dal confine con la Finlandia, nella città di Petrozavodsk, gli ingegneri militari russi stanno espandendo le basi dove il Cremlino prevede di creare un nuovo quartier generale dell’esercito per supervisionare decine di migliaia di soldati nei prossimi anni.
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