Studio dell’Università di Cambridge in uno studio pubblicato sulla rivista dell’Accademia americana delle scienze: «Scenari che arrivano fino alla decimazione della popolazione»
Le condizioni climatiche diventano sempre più complicate e la siccità e i violenti nubifragi che hanno spazzato l’Italia negli ultimi mesi ne sono la prova. Il cambiamento climatico adesso minaccia di assumere connotazioni catastrofiche.
Da “Hurricane” a “Greenland”, passando per “2012” e “The Day After Tomorrow”, il mondo del cinema ha fatto suo il messaggio lanciato dagli scienziati sulle possibile conseguenze apocalittiche dell’abuso delle risorse del nostro pianeta e sui danni causati dall’inquinamento.
Scene da film che potrebbero, però, divenire realtà. Ad affermarlo è il gruppo di esperti guidato dall’Università di Cambridge in uno studio pubblicato sulla rivista dell’Accademia americana delle scienze (PNAS). Decimazione della popolazione, carestia e malnutrizione, fenomeni atmosferici estremi sono solo alcune delle ipotesi a cui il gruppo sta cercando di farci preparare.
Gli scenari peggiori
Luke Kemp, membro del gruppo di ricerca, afferma: «Ci sono molte ragioni per credere che il cambiamento climatico possa diventare catastrofico, anche a livelli di riscaldamento modesti», per questo lui e il suo team hanno chiesto al Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc) di spronare la comunità scientifica e i cittadini ad aprire gli occhi davanti a queste potenziali conseguenze.
Non è certamente nuovo che il clima abbia notevolmente influito sulla vita dell’umanità, come ha tenuto a sottolineare Kemp: «Il cambiamento climatico ha avuto un ruolo in ogni evento di estinzione di massa. Ha favorito la caduta di imperi e ha plasmato la storia. Anche il mondo moderno sembra essersi adattato a una particolare nicchia climatica. Al disastro non ci si arriva solo per le dirette conseguenze delle alte temperature, come gli eventi meteorologici estremi. Effetti a catena come crisi finanziarie, conflitti e nuove epidemie potrebbero innescare altre calamità e impedire la ripresa da potenziali disastri come la guerra nucleare».
Lo studio condotto dall’Università di Cambridge ha dimostrato che le aree di caldo estremo – temperatura media annuale di oltre 29 gradi – possano estendersi fino a coinvolgere due miliardi di persone entro il 2070. Attualmente vivono in aree di caldo estremo circa 30 milioni di persone in un territorio che va dal Sahara alla costa del Golfo.
Chi Xu dell’Università di Nanchino e co-autore dello studio spiega: «Queste temperature e le loro conseguenze sociali e politiche influenzeranno direttamente due potenze nucleari e sette laboratori di massimo contenimento che ospitano i patogeni più pericolosi: c’è una forte possibilità di effetti a catena disastrosi».