Le trattative per il cessate il fuoco in Palestina continuano a rivelarsi fallimentari. Da settimane le autorità israeliane promettono un’offensiva a Rafah, la città più a sud della Striscia di Gaza, dove si sono ammassate circa 1,2 milioni di persone, in fuga dagli attacchi di Israele. Ora, non è più sicura neanche Rafah, come dimostrano le parole del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e quelle del ministro della Difesa Yoav Gallant.
“Volevamo ottenere rapidamente il rilascio degli ostaggi bloccando le nostre operazioni. Osserviamo segnali preoccupanti che Hamas non intende raggiungere un accordo con noi” ha dichiarato Gallant, aggiungendo che l’offensiva su Rafah avrà inizio molto “presto“. La tensione continua a crescere e intanto la zona è bersagliata da attacchi singoli, che colpiscono le abitazioni e sterminano la famiglie.
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Nella notte, due diversi raid aerei hanno colpito due abitazioni di Rafah, uccidendo 16 persone. Due nuclei famigliari distrutti dalla violenza della guerra, di cui si cercano ancora i dispersi. Il pericolo maggiore, però, è ciò che potrebbe accadere nel momento dell’inizio dell’offensiva. Si teme la catastrofe umanitaria, in una zona ad alta densità di popolazione e purtroppo stracolma di bambini.
Il piano di evacuazione di Rafah
In queste ore la tensione sembra aver raggiunto il suo livello massimo. Le forze di difesa israeliano hanno iniziato le procedure di sgombero di parte della zona di Rafah. Si tratta del territorio est della città, quello più vicino al confine con Israele. Le forze israeliane hanno iniziato a distribuire volantini nella città per invitare i cittadini all’allontanamento.
Sono scritti in arabo e cercano di spiegare la situazione ai cittadini. Sembrerebbe però che l’evacuazione riguardi solo 100mila persone, una minima parte dell’attuale popolazione di Rafah, che ammonta a circa 1,2 milioni di persone. La notizia dell’evacuazione è stata riportata dal Times of Israel, che ha inoltre spiegato che gli sfollati verranno trasferiti in una zona umanitaria ampliata nelle aree di al-Mawasi e Khan Younis. Secondo il portavoce militare israeliano questa sarebbe “un’area umanitaria ampliata che comprende ospedali da campo, tende e maggiori quantità di cibo, acqua, farmaci e forniture aggiuntive“.
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