Ogni 10mila euro di buoni incassati, gli esercizi convenzionati perdono circa 3mila euro. Così il 15 giugno arriva la protesta: «Bisogna cambiare il sistema»
Il 15 giugno, giorno della fine dello stato di emergenza, gli esercenti pubblici e le aziende della distribuzione non accetteranno i buoni pasto. Un giorno di sciopero annunciato: «Abbiamo fatto numerosi appelli pubblici sulla necessità di riformare il sistema dei buoni pasto in modo radicale, ai quali non c’è stata risposta», spiega il presidente di Federdistribuzione Alberto Frausin.
«Il nostro obiettivo è tutelare un importante servizio di cui beneficiano milioni di lavoratori, che va però reso sostenibile. Tutto ciò grava pesantemente sulle nostre imprese, mettendone a rischio i risultati economici e rischiando di rendere insostenibile la prosecuzione di questo servizio in futuro».
Una nota congiunta denuncia la situazione
L’istanza arriva da una nota congiunta di Ancd Conad, Ancc Coop, Fiepet Conferescenti, Federdistribuzione, Fida e Fipe-Confcommercio. Il nodo della discussione è rappresentato dalle commissioni, a causa delle quali, si denuncia: “ogni buono da 8 euro ne incassiamo poco più di 6”.
Confcommercio sostiene l’iniziativa, con una dichiarazione del presidente Carlo Sangalli: «Con il buono pasto le aziende hanno potuto esternalizzare un costo e i lavoratori hanno potuto avere un servizio diffuso, con relativi benefici fiscali e contributivi. Ma alla fine, chi permette l’utilizzo dei buoni pasto, e resta con il cerino in mano, sono proprio le nostre imprese. Perché non è possibile che tante imprese della ristorazione, dei pubblici esercizi e della distribuzione alimentare si trovino schiacciate tra costi crescenti e commissioni altissime».
Ogni 10mila euro di buoni incassati, gli esercizi convenzionati perdono circa 3mila euro
Nel 2019 sono stati emessi 500 milioni di buoni pasto per un valore complessivo di 3,2 miliardi di euro, in favore di circa 3 milioni di lavoratori, di cui un milione dipendenti pubblici.
In totale ogni giorno vengono spesi dai dipendenti pubblici 13 milioni di buoni pasto, tra bar, ristoranti, supermercati e in tutti gli esercizi convenzionati. Una volta scalati gli oneri finanziari e quelli di gestione, però, si registra un deprezzamento del 30%: ogni 10mila euro di buoni pasti incassati, quindi, gli esercizi convenzionati perdono circa 3mila euro.
In questo clima si pone lo sciopero del 15 giugno, pensato per ribadire la necessità di un incontro chiarificatore prima della prossima gara Consip BP10, che si teme riproponga sconti fino al 20% del valore del buono, tra i più alti d’Europa.