Il Paese in ottava posizione a livello europeo. La denuncia di Barbara Mangiacavalli, Presidente della Federazione delle professioni infermieristiche
Con un divario salariale del 24% nei confronti degli uomini, l’Italia si è classificata ottava a livello europeo. Preceduta dalla Romania, il nostro è tra i Paesi peggiori per quanto riguarda la retribuzione a favore delle donne nella professione infermieristica: i disallineamenti, peraltro, riguardano gli infermieri che si trovano all’interno di strutture non afferenti al Servizio Sanitario Nazionale.
La denuncia di Mangiacavalli
Il settore è caratterizzato da una prevalente presenza femminile: le donne – 347.947 su quasi 460.000 iscritti agli ordini – rappresentano infatti il 76,5% dei professionisti. Questa la denuncia di Barbara Mangiacavalli, Presidente della Federazione delle professioni infermieristiche (Fnopi), esposta nel corso di un’audizione alla Commissione Politiche dell’Unione Europea del Senato sulla “direttiva del parlamento europeo e del consiglio sulle norme riguardanti gli organismi per la parità nel settore della parità di trattamento e delle pari opportunità tra donne e uomini in materia di occupazione e impiego“.
“Si dovrebbe considerare con più attenzione la carenza di personale e lo sforzo che a quello in servizio è richiesto per coprire tutte le necessità dei servizi e dei bisogni di salute dei cittadini, considerando che le differenze di genere spesso incidono anche sul corretto andamento dei ritmi familiari e che comunque ci sono da colmare differenze, anche economiche”.
Le richieste della Federazione
La presidente della Fnopi ha illustrato poi alla Commissione una serie di proposte, come l’innovazione dei contratti di lavoro degli infermieri, per favorire la conciliazione tra vita privata e professionale. La Federazione chiede poi di garantire lo sviluppo economico e di carriera della professione, con la massima equità e parità di accesso e progressione tra generi, di ridurre il divario tra i differenti contratti di lavoro, di abbattere le differenze retributive nei differenti contratti tra pubblico e privato e di normalizzare il diritto al lavoro part time.