Julian Assange, l’Italia è pronta a mobilitarsi contro l’estradizione negli Stati Uniti del giornalista e attivista australiano.
Oggi, giovedì 8 febbraio 2024, si terrà infatti “Il Day X è arrivato”, l’incontro organizzato presso il Consiglio nazionale dei giornalisti nel corso del quale verranno presentate tutte le iniziative previste per il giorno del verdetto finale il prossimo 21 febbraio allo scopo di “lanciare un appello per la libertà di stampa, seriamente minacciata in questo grave momento in tutto il mondo, Italia compresa”.
All’evento saranno presenti, oltre al moderatore Vincenzo Vita, Beppe Giulietti di Articolo 21, Vittorio Di Trapani, la deputata Stefania Ascari, l’europarlamentare Massimiliano Smeriglio, i giornalisti Marino Bisso, Riccardo Iacona, Alberto Negri, Marco Tarquinio e Stefania Maurizi – giornalista de Il Fatto Quotidiano e autrice, nel 2021, del libro “Il Potere Segreto” in cui racconta l’intero caso di Julian Assange, il quale le aveva consegnato tutti i documenti segreti in suo possesso.
Lunedì 12 febbraio, invece, verrà inaugurata, presso la Sala Ovale del Parco delle Energia a Roma, una mostra fotografica creata da Antonietta Chiodo, Vincenzo Vita e Davide Dormimo – autore di una scultura dedicata a Julian Assange, Edward Snowden e Chelsea Manning, anch’essi incarcerati e perseguitato dagli stati Uniti per aver rivelato informazioni segrete sul governo e l’intelligence statunitense.
Julian Assange, l’estradizione negli USA
Julian Assange, co-fondatore di Wikileaks, si trova nella prigione di Belmarsh (Londra) dall’11 aprile 2019 con l’accusa di aver diffuso documenti coperte da segreto di stato e di aver messo in pericolo fonti e informatori.
Dopo un lungo processo, durato più di 4 anni, lo scorso giugno l’Alta Corte aveva rigettato l’istanza di appello avanzata dalla difesa in seguito alla sentenza di estradizione del 10 dicembre 2021. Gli avvocati di Julian Assange avevano però presentato una nuova istanza per cercare di scongiurare l’estradizione negli Stati Uniti, dove il giornalista rischierebbe sino a 175 anni di carcere in una delle carceri più dure degli USA e sotto regime SAM’s – anche se gli Stati Uniti hanno assicurato che ciò avverrebbe solo nel caso in cui ciò si rivelasse necessario.
Nel frattempo però, in vista della sentenza definitiva prevista tra il 20 e il 21 febbraio, in tutto il mondo si terranno degli eventi, come già accade da diversi anni a questa parte, per “sensibilizzare l’opinione pubblica sul caso del giornalista australiano”.