A Pescara Anna, una ragazza di 20 anni, è stata risarcita con 60mila euro per aver subito bullismo durante gli anni delle scuole medie. L’istituto di Pescara è stato condannato dalla Corte d’appello dell’Aquila per non aver vigilato e protetto la ragazza, permettendo che gli abusi continuassero. La ragazza sprona chiunque subisca bullismo a denunciare tutto, senza aver paura.
Bullismo, la vicenda a Pescara
La fase adolescenziale è una delle più dure nel corso della vita di un essere umano, soprattutto in una società che scandisce bene le varie tappe della vita e “impone” degli standard per essere accettati dal gruppo. Per chi non rispetta le regole della maggioranza il destino spesso è quello dell’essere vittima di bullismo. Una storia che è purtroppo molto ricorrente tra i banchi delle scuole medie e superiori, in cui più frequentemente sentiamo storie di bulli che prendono di mira i più deboli, i “diversi”, rovinando spesso vite innocenti.
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Questa è una storia che Anna conosce bene. È ormai una ragazza di 20 anni, che con il passare del tempo e gli aiuti che ha ricevuto è riuscita a riprendere in mano la sua vita, dopo che un giovane ragazzo l’ha presa di mira durante gli anni delle scuole medie. Il bullo ha fatto passare mesi e anni di incubi alla ragazza, iniziando dal 2015, quando la vittima aveva solo 12 anni. Al Corriere della Sera Anna ha dichiarato che il bullo le “diceva sei una ragazza sporca. Sei brutta, grassa. Succedeva in classe, durante la ricreazione, per i corridoi. Non mi lasciava mai stare. Ero arrivata a ripetermi: ‘Perché a me? Cosa ho di sbagliato?'”.
L’incubo del bullo la fece stare così male che perse 20kg e fu costretta a cambiare scuola, “avevo tutta la classe contro, mi sentivo lo zimbello di tutti. Ho pensato che i miei genitori non mi avrebbero creduto. Mi pesava il giudizio di chiunque avessi attorno. Avevo paura. Delle conseguenze. Delle ritorsioni. Non uscivo più. Non dormivo”.
Un giorno è riuscita a prendere tutte le forze e denunciare le violenze verbali: “Dopo anni di sopportazione sono implosa. Non dormivo più la notte. Fino a quel momento avevo sperato di non dover chiedere aiuto. Mi ripetevo che sarebbe finito tutto. Bastava stare in silenzio. Invece continuava. Ogni giorno era peggio. Così, dopo l’ennesimo insulto, ho buttato i libri che erano sul banco per terra e sono corsa dal preside”. Purtroppo anche se denunciò tutto al preside e ai professori, “hanno ignorato le mie segnalazioni. Minimizzavano. Fino a quando il bullo è stato sospeso per sette giorni. Tornato ha ricominciato. E gli insegnanti hanno sempre negato ogni cosa”.
Fin quando ha deciso di rivolgersi alla giustizia e finalmente dopo 8 anni di udienze, è arrivata la buona notizia della sentenza in cui si riconosce colpevole l’istituto per non aver protetto la ragazza: “La sentenza mi ha aiutata. A chi subisce bullismo dico: denunciate senza paura”.
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