Carcere e diritti transgender, isolamento e cure negate: a Bologna il convegno che rompe il silenzio

Attualmente solo sei istituti penitenziari italiani accolgono le persone transgender. Secondo i dati di Antigone, nel 2023 erano 69 le persone transgender in sezioni protette, due in sezioni promiscue e una in isolamento circondariale. A Bologna un convegno per cambiare rotta.

2 Min di lettura

Per le persone transgender detenute in Italia, la pena si fa doppia: alla privazione della libertà si aggiunge quella dei diritti. Isolamento, carenza di servizi, accesso limitato alle cure e discriminazioni quotidiane sono la norma per chi vive dietro le sbarre e appartiene a una delle minoranze più fragili e invisibili del sistema penitenziario.

A lanciare l’allarme è Roberto Cavalieri, garante regionale dei detenuti in Emilia-Romagna, che ha organizzato per il 9 aprile a Bologna un convegno per affrontare il tema, troppo spesso ignorato, delle persone transgender nelle carceri italiane.

“Parliamo di soggetti che non solo subiscono lo stigma del carcere, ma anche quello dell’identità di genere. È una questione di civiltà”, sottolinea Cavalieri.

Il caso della sezione Orione nel carcere di Reggio Emilia

Particolarmente critica è la situazione della sezione Orione del carcere di Reggio Emilia, attiva dal 2018. “Il problema riguarda l’offerta dei servizi trattamentali, decisamente più carente rispetto a quella rivolta ai detenuti maschi, spiega Cavalieri.

Nel caso delle persone transgender, è fondamentale garantire anche la continuità delle terapie ormonali e il supporto psicologico, elementi essenziali nel percorso di transizione. Tuttavia, proprio a Reggio Emilia, la mancanza di personale sanitario impedisce l’erogazione completa di questi servizi.

Secondo i dati aggiornati, gli istituti che ospitano il maggior numero di persone transgender sono: Rebibbia Nuovo Complesso (16), Belluno (16), Como (11), Reggio Emilia (11), Napoli Secondigliano (11) e Ivrea (7).

I dati di Antigone sulle carceri italiane

Il rapporto 2023 dell’associazione Antigone evidenzia come 69 persone transgender fossero detenute in sezioni protette omogenee, 2 in sezioni promiscue dedicate ai nuovi giunti e 1 in isolamento nel circuito circondariale.

Una delle principali criticità sollevate da Antigone riguarda la scelta di gestire la collocazione delle persone transgender attraverso “circuiti” informali, piuttosto che “regimi” formalizzati. Questa informalità, infatti, può compromettere il pieno accesso ai diritti trattamentali, trasformando la tutela in una forma di segregazione punitiva.

© Riproduzione riservata

TAGGED:
Condividi questo Articolo