La lunga suspense per il prossimo “Habemus Papam” ha il suo epicentro su un tetto romano, dove migliaia di occhi – tra curiosi, fedeli e media – sono puntati sul comignolo incaricato di annunciare l’esito del Conclave. Fabrizio Roncone, per il Corriere della Sera, ha catturato vividamente questa atmosfera surreale e carica di aspettative che avvolge Piazza San Pietro.
Migliaia di occhi sul comignolo
I “migliaia di occhi sul comignolo” oggi hanno una doppia valenza: quella fisica dei presenti e dei fedeli in Piazza San Pietro e quella virtuale di milioni di utenti connessi da tutto il mondo. Questo Conclave è infatti definito da molti come il “più social” della storia.
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Il Conclave più social della storia
Uno scenario in cui la tradizione millenaria del Conclave si scontra con la frenesia e l’immediatezza del mondo digitale. Oltre alla grande affluenza dei 133 cardinali elettori, “l’inedita narrazione già molto pop” si distingue per la sua presenza sui social media. Sebbene i cardinali siano tenuti al silenzio durante le votazioni, l’interesse del pubblico è palpabile: basti pensare che i balconi di via Paolo IV, che offrono la migliore visuale sul comignolo, sono affittati a 500 euro al giorno.
La partecipazione attiva sui social media di molti cardinali non è passata inosservata: il filippino Luis Antonio Tagle, con oltre 600 mila follower su Facebook, e il cardinale Timothy Dolan di New York, seguito da quasi 300.000 persone su X, hanno utilizzato le piattaforme per condividere riflessioni, saluti e momenti di vita quotidiana prima dell’inizio del Conclave.
Tra meme, video virali che rappresentano i cardinali come piloti di Formula 1, reel e il “Fantapapa”, questa nuova cultura pop ha contribuito a rendere l’evento più accessibile e comprensibile. Sono oltre 5.600 gli account coinvolti e 7.400 i post e i commenti monitorati in pochi giorni. Eppure, lo stesso Roncone ha notato come i “cardinali non si siano sottratti al grande palcoscenico”, rilasciando interviste e commenti, considerati come “peccato veniale di vanità”, risolvibile con due Salve Regina.
Sono proprio quelle interviste e quei commenti a catturare la nostra attenzione e a farci sentire partecipi di questa corsa al papato, trasformando la snervante attesa in un evento di cui persino un distaccato gabbiano sembra seguire gli sviluppi.
Il “Fantapapa” nella realtà
Fabrizio Roncone ci fa notare come l’unica domanda che serpeggia tra fedeli e osservatori sia: “Chi sarà il nuovo Papa?”. Il quesito racchiude in sé correnti di pensiero e aspettative che animano questo momento cruciale per la Chiesa.
Il desiderio di molti è quello di una prosecuzione della linea pastorale e riformatrice intrapresa da Papa Francesco, con un’enfasi su misericordia, apertura verso i marginalizzati e rinnovamento delle strutture ecclesiastiche. L’ipotesi di un “Benedetto?” evoca invece un possibile ritorno a una figura più teologica e conservatrice, con maggiore attenzione alla dottrina e alla tradizione, in linea con i temi emersi durante l’ultima Congregazione.
Forse il “Pio pieno di storia” potrebbe riferirsi a Pio XII, pontefice dal 1939 al 1958, il cui pontificato – segnato dalla Seconda Guerra Mondiale – resta uno dei più cruciali e controversi del XX secolo, soprattutto per le sue posizioni sul conflitto mondiale e sull’Olocausto. Un riferimento non casuale, data la complessità del momento attuale.
Il “Leone” amato da molti potrebbe invece richiamare Leone XIII, pontefice dal 1878 al 1903, che, pur aperto socialmente con la Rerum Novarum, riaffermò la dottrina cattolica tradizionale e mostrò cautela verso il modernismo filosofico e teologico.
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