Il ministro spiega le ragioni delle misure introdotte dal nuovo decreto contro gli eventi come quello di Modena: pene fino a sei anni di reclusione
Effetto deterrenza. Così il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi spiega le ragioni che lo hanno portato a firmare il decreto, nell’ambito del Consiglio dei Ministri di lunedì, che contiene anche le nuove norme per arginare il fenomeno dei rave party. Una decisione che arriva proprio mentre le forze dell’ordine hanno messo fine alla festa organizzata nel Modenese, sciolta per fortuna senza nessun incidente.
Ora quindi organizzare e partecipare ai rave party diventa un reato specifico, il 434-bis del Codice penale, punibile con pene fino a sei anni di reclusione. “Confidiamo nell’effetto deterrente – ha spiegato il ministro in conferenza stampa – della sanzione accessoria della confisca obbligatoria dei mezzi che vengono usati per organizzare questi eventi. Il decreto rispetta i requisiti di necessità ed urgenza per il fatto, drammaticamente confermato nella giornata di ieri, che probabilmente l’assenza di una normativa efficace nel nostro Paese, a differenza dei Paesi limitrofi, ci rendeva vulnerabili come, ahimè, la cronaca degli ultimi anni testimonia. Si tratta di eventi non solo pericolosi per le stesse persone che partecipano, ma molto dispendiosi per l’impiego di forze dell’ordine che ne consegue. Sono ora previste sanzioni significative e confidiamo che la norma possa costituire deterrenza per questi eventi”.
Cosa dice il nuovo decreto
Chiunque organizza o promuove un rave con più di 50 persone è punito con la reclusione da tre a sei anni e con la multa da 1.000 a 10.000 euro. La pena fino a sei anni consente di disporre le intercettazioni per prevenire i rave, che vengono quasi sempre organizzati con un passaparola in chat e social. E’ sempre ordinata la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato, nonché di quelle utilizzate nei medesimi casi per realizzare le finalità dell’occupazione. Nel testo viene poi apportata una modifica al Codice antimafia disponendo le misure di prevenzione personali per chi si macchia del nuovo reato. Ciò consentirà l’applicazione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per gli indiziati.