La notizia trapela della Cnn, ma i vertici di Washington non mostrano alcun interesse per la vicenda. Intanto l’ex presidente dove affrontare il processo per corruzione dei voti nelle elezioni del 2020 in Georgia
Nonostante ufficialmente la Casa Bianca si tiri fuori dall’indagine che l’Fbi sta conducendo sull’ex presidente Donald Trump, secondo la Cnn i vertici di Washington avrebbero forti timori per le carte segrete sequestrate nella villa di Mar-a-Lago.
Secondo un alto dirigente della presidenza Usa, fonte dell’emittente televisiva, ci sarebbe «profonda preoccupazione» sui documenti recuperati dalla polizia federale, portati dal tycoon dopo la fine del suo mandato e sull’uso che lo stesso Trump intendeva farne.
Il silenzio di Joe Biden
Il presidente Joe Biden non parla pubblicamente di ciò che sta emergendo sui conti del suo predecessore. Tutti gli alti vertici di Washington stanno mantenendo il riserbo più assoluto sulla questione.
C’è grande fiducia dell’amministrazione Usa verso il lavoro svolto dall’Fbi e verso il dipartimento di giustizia: spetta proprio a quest’ultimo, infatti, un eventuale commento verso le indagini. I dirigenti vicini a Biden, inoltre, insistono sul fatto che il presidente non abbia mai ricevuto nessun briefing di aggiornamento sul caso, evitando ogni interferenza e rispettando la separazione e l’autonomia della ministero della Giustizia.
Altri guai per Mr. Trump: si scava sulle elezioni 2020
Non si placano i guai per Trump: dopo il coinvolgimento dell’Fbi per il sequestro delle carte presidenziali, ora si indaga per le pressioni di voto che il tycoon avrebbe operato nelle elezioni del 2020.
Come è noto, il volto del partito Repubblicano non accettò la sconfitta contro il suo rivale, l’attuale presidente Biden, accusando i Democratici di aver manomesso l’elezione con dei voti falsi. In questi giorni, il Dipartimento di Giustizia di Washington sta ascoltando tutte le persone coinvolte nei fatti.
Si attende per la giornata del 23 agosto la testimonianza del braccio destro di Mr. Trump, il senatore Lindsey Graham, che dovrà parlare davanti ai pubblici ministeri e al grand giurì del tentativo di ribaltare gli esiti elettorali del tycoon nello Stato della Georgia.
Il giudice federale, infatti, avrebbe respinto il suo ennesimo ricorso contro la procuratrice Fani Willis poiché il «pubblico interesse non sarebbe servito», concedendo un rinvio della testimonianza. Ma Graham presenterà un ulteriore appello, mentre gli inquirenti sono sempre più sospetti sulle telefonate effettuate ai dirigenti elettorali della Georgia, proprio nel momento in cui Trump intendeva ribaltare le carte.