Yemen, Trump annuncia la tregua tra Houthi e Usa. I ribelli: “Ma i raid contro Israele continuano”

Ieri era toccato al porto di Hodeidah, oggi l'aviazione ha preso di mira l'aeroporto della capitale Sanaa, la base al Dailami, diverse centrali elettriche e un cementificio in una ventina di raid, in risposta al missile dei ribelli lanciato a Tel Aviv domenica scorsa. Poi, tra la sfilza di minacce reciproche, spunta il cessate il fuoco tra Usa e Yemen, perché gli Houthi "non vogliono più combattere"

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Promessa e annunciata, la vendetta di Israele per l’attacco Houthi di domenica all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv si è abbattuta per la seconda volta sullo Yemen. Mentre il piano per la conquista e il mantenimento del controllo in tutta la Striscia di Gaza, incombe sulla popolazione palestinese che verrà di conseguenza sfollata, il Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, è quindi impegnato anche sul fronte yemenita con il gruppo armato degli Houthi.

La tregua Usa-Yemen

Subito dopo la risposta israeliana, sono giunte le minacce di rappresaglie reciproche tra Houthi e Israele, poi il colpo di scena. Come un fulmine a ciel sereno, il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato dallo Studio Ovale che gli Stati Uniti porranno immediatamente fine ai bombardamenti contro gli ex ribelli che oggi governano buona parte dello Yemen poiché hanno informato l’amministrazione di “non voler più combattere“.

E con la fiducia posta nella loro parola, nella promessa che non colpiranno più le navi in transito nel Mar Rosso, il Commander in chief statunitense ha mostrato soddisfazione, perché “era questo lo scopo del nostro lavoro“. E poi, la conferma di un accordo di cessate il fuoco tra Washington e gli yemeniti dall’Oman, tradizionale mediatore in Medio Oriente e che anche in questo caso ha tenuto i contatti con le due parti.

L’attacco all’aeroporto di Sanaa

Si tratta del secondo giorno consecutivo del massiccio attacco nel lungo filone degli scontri tra il terrorismo dell’organizzazione dello Yemen e le forze armate israeliane dell’Idf. Stavolta a essere bersagliata è stata soprattutto la capitale, Sanaa, e il suo aeroporto, dopo che ieri era toccato al porto di Hodeidah.

A differenza di ieri, quando l’attacco era partito senza preavviso causando almeno 4 vittime, l’Idf ha diramato un ordine di evacuazione in lingua araba. Il portavoce dell’Idf ha diramato un annuncio senza precedenti postato su X, prima che i jet cominciassero a sganciare bombe, chiedendo “a tutti coloro che si trovano nell’area dell’aeroporto internazionale, di evacuare immediatamente e di avvertire chiunque si trovi nelle vicinanze di allontanarsi immediatamente“.

L’avviso ha preceduto il secondo annuncio lanciato dalla radio dell’esercito israeliano, secondo cui si avvertiva dell’imminente attacco all’aeroporto di Sanaa da parte dell’Idf, “per la prima volta dallo scoppio della guerra“.

Nel mentre, Netanyahu si è recato nella sala operativa dell’aviazione nel quartier generale di Kirya a tel Aviv, la medesima da cui ieri aveva seguito l’attacco sul porto yemenita di Hodeidah. La presa di mira dello scalo è dovuto, stando a quanto giustificato dall’esercito israeliano, dalla presenza di infrastrutture terroristiche degli Houthi nell’aeroporto stesso.

E così colpendo il terminale internazionale, sono andati distrutti le piste di decollo e atterraggio, la torre di controllo e diversi aerei che stazionavano nello scalo, dove i jet da combattimento dell’Idf hanno reso lo scalocompletamente inutilizzabile“. Un aeroporto che fungeva da vero e proprio hub del regime terroristico, almeno a detta dell’esercito israeliano, che lo utilizzava per il trasferimento di armi e agenti.

Nella nota ufficiale diffusa dall’Idf, viene inoltre chiarito come lo scalo “è stato regolarmente utilizzato dal regime Houthi per scopi terroristici“. Fatto che sottolineerebbe “il brutale sfruttamento” di infrastrutture civili per attività terroristiche.

Ma non solo, l’Idf scandisce anche come “diverse centrali elettriche sono state colpite nella zona di Sanaa“, così come “il cementificio Al Imran, situato a nord” della capitale e “che costituisce una risorsa importante per il regime terroristico degli Houthi” e viene utilizzato per la costruzione di tunnel sotterranei e altre infrastrutture terroristiche.

Secondo l’Idf, “questo attacco indebolisce ulteriormente le capacità di potenziamento economico e militare del regime terroristico yemenita“. Motivo per cui, gli attacchi sono stati effettuati con “lungimiranza” e sono state prese misure per mitigare i danni ai civili e alle infrastrutture civili.

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