Harvard, Trump rilancia: annunciato il taglio delle sovvenzioni

Nonostante l’ateneo aveva accusato la Casa Bianca di voler minare l’autonomia accademica con tagli da 3 miliardi e pressioni ideologiche, il Presidente a stelle e strisce mantiene la linea. Al centro dello scontro, le proteste pro-Palestina e le politiche di inclusione

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L’università di Harvard aveva avvito, lo scorso 22 aprile, un’azione legale contro l’amministrazione del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, accusandola di utilizzare il congelamento di oltre 3 miliardi di dollari di fondi federali come strumento per ottenere il controllo del processo decisionale accademico. La causa, presentata presso un tribunale federale del Massachusetts, punta a bloccare il congelamento e i tagli dei finanziamenti federali destinati all’università.

Ora, il tycoon risponde. L’amministrazione statunitense prova a piegare Harvard sul piano economico con una “semplice” notifica: non avrà diritto a nuove sovvenzioni federali per la ricerca. Il governo chiedere dunque all’ateneo di modificare le sue politiche. Al momento, secondo quanto chiarito da un alto funzionario dell’amministrazione trumpiana, citato dalla Cnn, la sospensione non avrà alcun impatto sulle borse di studio federali né sui prestiti agli studenti.

Harvard vs Trump

Il New York Times aveva spiegato come la decisione di Harvard di muoversi per vie legali, arrivava dopo settimane di crescenti pressioni. Il presidente e i suoi funzionari hanno giustificato queste misure come parte di un’azione contro il presunto antisemitismo nei campus. Per settimane, infatti, al centro del mirino nello scontro dell’amministrazione Trump con Harvard e altri atenei, ci sarebbe la tolleranza delle università circa l’antisemitismo nei loro campus, dove erano scoppiate manifestazioni pro-palestina. Da qui, le minacce dei tagli ai loro bilanci, lo stop all’esenzione fiscale e all’ammissione di studenti stranieri.

La Segretaria dell’Istruzione avverte: “L’ateneo non dovrebbe più richiedere Borse di studio”

Nonostante il chiarimento da parte dell’amministrazione, la Segretaria dell’Istruzione statunitense, con una lettera, ha invece riferito al rettore che Harvard “non dovrebbe più richiedere Borse di studio al governo federale, poiché non ne riceverà alcuna“. Una stretta innescata, a detta della Segretaria, dal fatto che l’ateneo non avrebbe rispettato “i suoi obblighi legali, i suoi doveri etici e fiduciari“, oltre ad non essersi fatto carico delle responsabilità “in materia di trasparenza e qualsiasi parvenza di rigore accademico“.

In realtà, sembrerebbe che l’ira di Trump sia stata scatenata nel momento in cui Harvard non si è rifiutata di sottoporsi alla supervisione governativa, richiesta dal tycoon, sulle sue ammissioni, sulle sue procedure di assunzione e sulla sua inclinazione politica. Un punto di vista sostenuto dall’ateneo stesso sostenente che la decisione di Trump sia uno “strumento per ottenere il controllo del processo decisionale accademico ad Harvard“.

Le dichiarazioni del rettore

Già ad aprile, all’annuncio del congelamento dei 2,2 miliardi di finanziamenti federali, Alan M. Garber, rettore dell’università privata di Boston, aveva definito queste mosse come “illegali e oltre i limiti dell’autorità del governo federale. L’obiettivo, secondo il rettore, sarebbe intimidire e controllare le istituzioni accademiche indipendenti. Oltre a Harvard, anche l’università della Columbia è finita nel mirino, con tagli già attuati ai finanziamenti e l’avvio delle indagini federali sulle loro attività.

La denuncia esposta cita direttamente i funzionari chiave dell’amministrazione Trump, tra cui il segretario alla Salute Robert F. Kennedy Jr., la segretaria all’Istruzione Linda McMahon, l’amministratore facente funzioni della General Services Administration Stephen Ehikian, la procuratrice generale Pamela Bondi e altri dirigenti federali.

Le dichiarazioni di Trump

Il Presidente degli Stati Uniti, in un posto su X, aveva attaccato duramente Harvard, definendola una “barzelletta” che, a suo dire, promuove “odio e stupidità” e non dovrebbe più ricevere finanziamenti pubblici. Secondo Trump, l’università non sarebbe più un luogo rispettabile per l’istruzione e non meriterebbe di figurare tra le migliori università o college a livello mondiale.

Il tycoon aveva poi additato l’ateneo di aver “assunto quasi tutti idioti e cervelli woke della sinistra radicale, capaci solo di insegnare il fallimento agli studenti e ai cosiddetti futuri leader“. Tra le altre, il Presidente ha ricordato anche il caso della rettrice accusata di plagio, affermando che l’episodio avrebbe gettato discredito sull’istituzione davanti al Congresso degli Stati Uniti.

Le condizioni imposte da Trump

In queste settimane, l’amministrazione trumpiana, secondo l’ateneo, avrebbe esercitato pressioni politiche e ideologiche sull’università avanzando richieste che includono la riforma dei vertici universitarimodifiche alle politiche di ammissione e la sorveglianza dei club studenteschi, oltre a un audit ideologico sui programmi di diversità, equità e inclusione.

Tra le condizioni imposte figurava anche la nomina di un supervisore esterno incaricato di garantire il pluralismo di vedute nei dipartimenti accademici, una misura interpretata dall’ateneo come un tentativo di subordinare l’autonomia accademica a direttive governative.

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