Forse qualcosa si muove, forse la politica non può più ignorare il problema delle carceri italiane. Tutti, da destra a sinistra, non hanno potuto fare a meno di indignarsi dopo aver preso visione del pestaggio avvenuto ai danni del detenuto tunisino di 40 anni nel carcere dell’Emilia Romagna. Lo scorso 3 aprile, 10 agenti hanno picchiato selvaggiamente un carcerato e c’è un video che lo prova.
Nel filmato si vede chiaramente l’aggressione suddivisa in due parti distinte (ma non presenti nel video che gira apparentemente tagliato): 10 minuti di violenza e un’ora dove il detenuto ha tentato di chiedere aiuto ferendosi con dei cocci del lavandino fino a creare un lago di sangue e acqua. Il 14 marzo i dieci agenti di polizia penitenziaria saranno davanti al giudice per l’episodio.
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“Sono cose inaccettabili. Ogni volta che una persona è ristretta, sotto la vigilanza di organi dello Stato, deve essere assicurata la dignità della persona in modo duplice rispetto alle normali condizioni“. Così ha dichiarato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi appena presa visione del video, aggiungendo che “tutto deve essere accertato nelle sedi competenti, e quindi dare giudizi molto netti preventivamente è sempre qualcosa che deve avere un certo riguardo“.
A commentare, cautamente, l’episodio anche il ministro della Giustizia, Carlo Nordio: “Provo sdegno e dolore, sono immagini indegne per uno Stato democratico. In attesa che la magistratura ricostruisca i fatti e accerti le responsabilità, voglio sottolineare come sia stata la stessa polizia penitenziaria a svolgere le indagini, su mandato della Procura. L’amministrazione penitenziaria – ha concluso – è la prima ad auspicare che si faccia luce fino in fondo sulla vicenda: siamo impegnati a garantire la legalità in ogni angolo di ogni istituto“.
Il Garante nazionale dei detenuti avvia le verifiche sul caso
Se il ministri dell’Interno e della Giustizia condannano quello che è accaduto nel carcere di Reggio Emilia, il Garante nazionale dei detenuti avvia le verifiche. Non solo, ha deciso di voler approfondire il singolo caso per osservare il funzionamento e i meccanismi interni al carcere che farebbero scattare l’episodio, come anche altri, di abuso. Per questo motivo nei prossimi giorni potrebbe avvenire un’ispezione completa della casa circondariale con il fine di avere tutti gli strumenti per avere la situazione chiara.
Sul caso, è intervenuto anche Roberto Cavalieri, il garante dei detenuti dell’Emilia-Romagna: “Le immagini del violento pestaggio di un detenuto nell’istituto penale di Reggio Emilia rappresentano una pagina nera della gestione carceraria nella nostra regione. Non si può che provare un senso di ripugnanza e dolore – continua Cavalieri – nel vedere uomini in divisa usare metodi non solo illegali ma che tolgono ogni sembianza umana a un uomo incappucciandolo, colpendolo con pugni e calci, rendendolo totalmente vulnerabile e indifeso“.
I numeri della violenza evidenziano un sistema marcio
Ma non è una questione bianca e nera, di potere e di vittima, di una mela marcia o più mele marce nel sistema, come ha spiegato Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria su il Fatto Quotidiano: “Ciò che è palesemente marcia è la cesta, è marcio il contenitore, è marcio il sistema carcerario e tende a far marcire tutto ciò che vi è dentro”. La violenza, in questi casi, permea nei luoghi fatiscenti, sia a livello di strutture che di sistema, e la fa da padrona.
Dall’inizio dell’anno nelle strutture carcerarie italiane sono già morte 36 persone e di queste 16 si sono tolte la vita. Nell’ultimo anno il numero dei detenuti in carcere in Italia è cresciuto molto, arrivando quasi a 60.000. Il sovraffollamento è arrivato al 115%. In Emilia-Romagna i detenuti sono 3.603 (dati al 31 gennaio), per soli 2.979 posti.
I numeri che riguardano la polizia penitenziaria? Comunque disastrosi: “La polizia penitenziaria oggi conta circa 36.000 unità in servizio a fronte di una pianta organica di 42.000 unità” ha spiegato il presidente dell’Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria (USPP) Giuseppe Moretti qualche giorno fa al quotidiano. E, inoltre, nelle stesse carceri, ogni anno, “si verificano circa 10.000 episodi di violenza, da parte dei detenuti, tra i quali tantissime aggressioni ai Poliziotti, ormai esasperati per le condizioni lavorative” ha spiegato invece in una nota il segretario generale aggiunto del Sappe Giovambattista Durante e Francesco Campobasso, segretario nazionale.
Manca tutto e le riforme avanzate dalla politica dal 2014 ad oggi hanno fatto sì che gli episodi di violenza triplicassero. Mancano gli agenti. Manca la garanzia dei diritti di chi lavora nelle carceri e di chi vi è detenuto. Mancano gli educatori, i medici. Mancano le basi, ripensare il sistema e rimettere in piedi un sistema carcerario che funzioni.
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