Con 77 voti a favore il Parlamento albanese ha dato il via libera all’accordo con l’Italia sul trasferimento di migranti in due centri in Albania.
Lo scorso 25 gennaio l’intesa aveva ricevuto il via libera dalla Camera dei Deputati in Italia, grazie al sostegno ottenuto dalla maggioranza, con 155 voti favorevoli, 115 contrari e 2 astenuti. Bisogna ora attendere che il provvedimenti passi l’esame del Senato.
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In cosa consiste il patto tra i due Stati?
Il protocollo Italia-Albania, nato dalla collaborazione tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il premier albanese Edi Rama, mira a gestire congiuntamente il flusso migratorio e a fornire soluzioni alle problematiche legate all’immigrazione. Secondo Palazzo Chigi, l’accordo è radicato nella “storica, profonda amicizia e cooperazione” tra i due Paesi, che comprende relazioni commerciali, culturali e sociali.
Il Disegno di legge per l’approvazione dei CPR albanesi avrà per l’Italia un costo di 675 milioni di euro suddivisi per i 10 anni previsti dall’accordo, denaro che in parte servirà a costruire i centri. Il primo, quello di Gjader (75 km a nord di Tirana) si estenderà su una superficie di oltre 77mila metri quadrati, con 10 edifici circondati da alte recinsioni e filo spinato.
Le critiche all’accordo Italia-Albania
L’accordo Italia-Albania ha suscitato diverse critiche da parte di partiti di opposizione, giuristi e organizzazioni umanitarie, tra cui Medici senza frontiere che ha dichiarato che l’accordo rappresenta “un attacco sferrato al diritto d’asilo“. Le preoccupazioni riguardano la mancanza di trasparenza nel testo e la possibile violazione dei diritti umani.
Giuristi come Fulvio Vassallo Paleologo e Filippo Miraglia criticano il progetto, definendolo “impraticabile e privo di basi legali.” Inoltre, si solleva la questione della mancanza di disposizioni chiare sulla presenza di organizzazioni umanitarie nei centri albanesi. Le opposizioni, denunciando la presunta violazione delle leggi italiane e internazionali, ipotizzano una possibile pioggia di ricorsi contro il governo.
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