Ci sono intrecci, complicazioni e sotto-testi che riguardano il caso di Ilaria Salis, l’insegnante 39enne detenuta in condizioni inumane nel carcere di Budapest, Ungheria. Eppure il ministro degli Esteri Antonio Tajani si era raccomandato: “Non trasformate il caso giudiziario in politico“. Ma ormai è troppo tardi.
Da un lato vediamo il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni in bilico tra i suoi calcoli politici, che riguardano il primo ministro dell’Ungheria Viktor Orbán, e tenere a bada l’opinione pubblica italiana sul caso; dall’altro, invece, abbiamo un Salvini inarrestabile che litiga da giorni con il padre di Ilaria Salis. Intanto, mentre i capi del governo fanno teatrini, la macchina della diplomazia e della giustizia continua a lavorare per riportare l’insegnante in Italia.
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Meloni in teoria al fianco di Salis ma nella pratica con Orban
Meloni ha parlato con Orban e Bruxelles e alla stampa ha dichiarato di aver chiesto al presidente magiaro un “processo equo, dignità nel trattamento, rapidità“. Tutto bene se non fosse che difenderla troppo o sbilanciarsi per Salis potrebbe risultare controproducente per gli obiettivi di Meloni, specialmente per quanto riguarda i preziosi rapporti con Orban.
E’ per questo che, in un secondo momento ha aggiunto: “Sono immagini che impattano ma in altri Stati sovrani funziona così. Né io né Orban possiamo entrare oggi nel giudizio che compete alla magistratura. Quello di cui ho parlato col primo ministro ungherese riguarda le garanzie sui trattamenti che dovranno essere riservati ai nostri connazionali basati su dignità, rispetto, di giusto processo“. A quanto pare, le catene che hanno scioccato l’opinione pubblica a Meloni sembrano aver fatto il solletico.
La discussione continua tra Matteo Salvini e Roberto Salis
Se il Premier è attenta e scaltra a non calpestare le uova nel paniere il ministro e vicepremier Matteo Salvini sembra un elefante impazzito che corre in una cristalleria. Strategia? Sicuro, ma tutta questa polemica non aiuta il lavoro diplomatico italiano, facendo passare la dignità e il futuro dell’educanda in secondo piano.
Il leader della Lega lo sa, ma nonostante ciò non riesce a smettere di battibeccare con il padre di Ilaria, Roberto Salis che, oltre a preoccuparsi della figlia detenuta in condizioni inumane in Ungheria, si deve anche preoccupare delle calunnie che arrivano dal vicepremier Salvini. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti in questi giorni ha deciso di aprire una diatriba inutile intorno alla figura della prigioniera italiana detenuta in Ungheria: “Assurdo che possa fare la maestra” aveva dichiarato osservando le prime immagine dell’udienza a Budapest dove Salis era in aula incatenata e trascinata dall’agente con un guinzaglio.
A questa considerazione, poi, si è aggiunta la nota diffamatoria della Lega, che accusava la donna di aver partecipato all’assalto di un gazebo leghista nel 2017. Ad intervenire immediatamente dopo aver letto il comunicato è stato l’avvocato Losco: “E’ stata assolta e, inoltre, la Lega in quell’occasione ha rinunciato a costituirsi in giudizio come parte civile ma non lo ha fatto“. Proprio per questo motivo il padre di Ilaria, Roberto Salis, ha annunciato di voler querelare il ministro Matteo Salvini: “E’ diffamazione grave. Abbiamo un cittadino che sta affogando e politici che invece di salvarlo gli pressano la testa sotto l’acqua“.
Infine, la Lega, non contenta contrattacca: “Nel 2023 Salis è stata condannata per concorso morale nella resistenza a un pubblico ufficiale” per scontri avvenuti allo sgombero di un centro sociale a Milano nel 2014. E Salvini insiste: “In caso di condanna per violenza l’opportunità che torni in classe è nulla“. Una polemica all’ultimo sangue.
I prossimi passi
Nel mentre, il ministero continua a lavorare per riportare Ilaria Salis sul territorio italiano, preparando una relazione da mettere a disposizione della difesa. Nel documento, l’Italia si impegnerebbe a garantire “la massima sicurezza” qualora alla donna fossero concessi “gli arresti domiciliari in Italia“. Attualmente la richiesta è stata respinta tre volte.
Per quanto riguarda le condizioni carcerarie, queste sembrano migliorare, anche se negli ultimi giorni Ilaria Salis ha scritto all’ambasciata di un episodio alquanto inquietante: l’insegnante sarebbe stata interrogata da due agenti sulle sue denunce per le condizioni di detenzione. Fino a qui tutto bene, Salis ha confermato tutte le sue dichiarazioni precedenti sulle cimici, la scarsa igiene e l’aria satura nelle celle. Ma poi, quando le è stato chiesto di firmare un verbale, alla domanda “che c’è scritto?” gli agenti non hanno fornito a Salis nessuna risposta. Il suo legale, Eugenio Losco, tramite ambasciata ha chiesto una copia dell’atto. Al momento nessuna risposta.
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