La denuncia del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini sul salario minimo arriva forte e chiara alle orecchie di Palazzo Chigi. Il malcontento è palese: “C’è una questione di democrazia e c’è una questione di contenuti e merito” afferma il segretario in occasione di una conferenza stampa convocata per commentare quanto deciso ieri al Cnel.
Di fatto, l’assemblea ha approvato a maggioranza il documento finale sul lavoro povero e salario minimo, valorizzando “la via tradizionale” della contrattazione collettiva. Dal Cnel non arriva l’approvazione per la proposta presentata dai cinque esperti, tra quelli nominati dal presidente della Repubblica, sulla sperimentazione della tariffa retributiva minima da affiancare alla contrattazione salariale.
Leggi Anche
Salario minimo: la denuncia di Landini
Parole dure quelle di Landini sulla gestione del Cnel: “E’ stato snaturato e chi lo dirige ha deciso di farne una terza camera. In questo modo si sta mettendo in discussione il suo importante ruolo istituzionale”. Il segretario della Cgil ha poi segnalato il cambiamento della composizione del Consiglio: “Quando hanno composto questa nuova consiliatura hanno cambiato i numeri riducendo la rappresentanza e inserendo soggetti di dubbia rappresentanza e rappresentatività. Questa forzatura apre un problema democratico e di autorevolezza della stessa istituzione che invece dovrebbe offrire orientamenti, valutazioni e anche uno spettro di proposte”.
Salario minimo: “Cnel non guadagna 5-6 euro l’ora”
La denuncia di Landini prosegue passando alla questione sul salario minimo. “La Cgil e la Uil insieme assommano la maggioranza della rappresentanza dei lavoratori e delle lavoratrici. Non devono insegnarci come si fa la contrattazione, oggi esiste la necessità di un sostegno legislativo e le ragioni portate per spiegare come non ci voglia il salario minimo orario sono paradossali“. Per il segretario Cgil si potrà incorrere ad un alterazione del rapporto tra salari e produttività. Poi, la botta finale: “E’naturale che voti contro l’introduzione del salario minimo che vedrebbe aumentare i propri costi e “non ce ne è nemmeno uno che guadagna 5-6 euro l’ora al Cnel. Forse non sanno cosa vuol dire vivere realmente con 5-6 euro altrimenti cambierebbero opinione anche loro“.
Salario minimo: le parole della Meloni
La premier Meloni ha ricevuto il presidente del Cnel, Renato Brunetta, che le ha consegnato il documento contenente gli esiti dell’istruttoria sul salario minimo. Dall’analisi tecnica ricevuta dalla presidente del Consiglio si evince come la contrattazione collettiva, al netto dei comparti del lavoro agricolo e domestico, copre infatti oltre il 95% dei lavoratori del settore privato. “Da ciò è chiaro che un salario minimo orario stabilito per legge non è lo strumento adatto a contrastare il lavoro povero e le basse retribuzioni” afferma la Meloni.
Per la premier la via maestra è ben definita: programmare e realizzare, nell’ambito di un piano di azione pluriennale, una serie di misure e interventi organici. “È intenzione del Governo proseguire nel contrasto al lavoro povero e ai salari bassi che affliggono l’Italia ormai da diversi decenni, contrariamente a quanto avviene nel resto d’Europa, dove si è assistito a una crescita sostenuta e costante dei livelli salariali” conclude.
© Riproduzione riservata