La prima sfida, per i precursori dei referendum dell’8 e 9 giugno, è il raggiungimento del quorum. Per molti un traguardo possibile, perché il tema del lavoro è cruciale per la maggior parte degli italiani e potrebbe incitare molti elettori a recarsi alle urne. Ma, tatto risaputo è che non ci sia nulla di più imprevedibile della scena politica italiana, quindi mai dire mai.
Chiaramente in questi giorni che precedono la chiamata alle urne, si prepara il campo e fioccano le prime prese di posizione bipartisan. I partiti al governo restano contrari, con qualche eccezione rivolta all’estensione. Primo fra tutti, proprio l’appello del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al non voto che “è una forma di voto” e in questo modo “i cittadini possono esprimere il proprio dissenso“. Quindi, FdI va dritto al punto come la nota interna di Via della Scrofa che fa comprendere la scelta all’estensione, perché il partito è “assolutamente contrario” ai quesiti referendari.
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Una comunicazione ai parlamentari che “è uno scandalo“, come tuonato da Riccardo Magi, segretario di +Europa, nonché avanzatore del quesito in merito alla modifica della sulla cittadinanza. Il Segretario è consapevole che “non sarà facile raggiungere il quorum”, ma punta tutto su un lavoro serio, “bucando il muro della censura che in questo momento c’è soprattutto da parte del servizio pubblico radiotelevisivo“, oltre ad un passare a tappeto il territorio le piattaforme social, “credo che possa esserci una grossa sorpresa“.
Sull’invito alle urne dei cittadini, “la inseguiremo (Meloni ndr) – puntualizza Magi – e tormenteremo in modo democratico e non violento perché è uno scandalo che chi dice di essere per il popolo, al punto da volere l’elezione diretta del presidente del Consiglio, poi non dica ai cittadini di andare a votare ai referendum“.
Chi si impegnerà a far salire la partecipazione al referendum è anche il Partito Democratico, con l’appello della Segretaria Elly Schlein a “cittadine e cittadine che hanno un’occasione di far valere la dignità e la sicurezza del lavoro“. Per la dem è un modo concreto per attenuare “la strage costante su luoghi di lavoro“.
Intanto, però, a FdI fa eco Antonio Tajani. Il leader di Forza Italia ribadisce che andare a votare ai referendum rappresenta la libera scelta di ogni cittadino come lo è non andare alle urne. “Se la legge – chiarisce il vicepremier – prevede che ci deve essere un quorum vuol dire che i cittadini devono conoscere l’importanza dei quesiti“, quindi, “non andare a votare non è una scelta di disinteresse nei confronti degli argomenti“.
Il quorum necessario
Per la validità dei referendum sarà necessario raggiungere il quorum con la partecipazione di almeno il 50% +1 degli aventi diritto al voto. Per la prima volta, potranno partecipare anche categorie più ampie di elettori fuori sede, ovvero coloro che, per studio, lavoro o cure mediche, si trovano da almeno tre mesi lontano dal proprio Comune di residenza.
I 5 quesiti del referendum
Dei cinque quesiti che interpelleranno gli italiani nella seconda domenica e nel secondo lunedì di giugno, quattro sono diretti ad abolire norme lavoristiche, promossi dalla Cgil, e uno, quello avanzato da Magi, tende a modificare la legge sulla cittadinanza rendendone meno oneroso l’accesso fuori dallo ius sanguinis. Quindi, lavoro, precariato, sicurezza sul lavoro e immigrazione sono i temi cardine su cui gira la chiamata alla urne. Nello specifico, si tratta di consultazioni promosse da organizzazioni sindacali, in particolare dalla Cgil, e da alcuni movimenti civici.
“Contratto di lavoro a tutele crescenti – Disciplina dei licenziamenti illegittimi: Abrogazione“. Questo quesito è in riferimento al Jobs Act e propone l’abrogazione della disciplina sui licenziamenti previsti dal contratto a tutele crescenti. Attualmente, nelle imprese con più di 15 dipendenti, un lavoratore licenziato illegittimamente non ha diritto al reintegro. L’abrogazione di questa parte permettere un reintegro dello stesso.
Il secondo quesito su cui ci si esprimerà riguarda le “Piccole imprese – Licenziamenti e relativa indennita’: Abrogazione parziale“. Mirerebbe a rimuovere il limite all’indennità per i licenziamenti nelle piccole imprese. Ad oggi, in caso di licenziamento illegittimo, il risarcimento non può superare le sei mensilità. La sua abrogazione parziale permette di superare le sei mensilità di indennità.
“Abrogazione parziale di norme in materia di apposizione di termine al contratto di lavoro subordinato, durata massima e condizioni per proroghe e rinnovi“. Il terzo quesito propone di reintrodurre l’obbligo di causale per i contratti di lavoro inferiori a 12 mesi per garantire una maggiore tutela ai lavoratori precari.
Mentre, il quarto referendum è legato alla sicurezza sul lavoro ed intende ampliare la responsabilità dell’azienda che commissiona un appalto. Attualmente, questa
responsabilità riguarda solo i rischi generici, mentre la proposta mira a includere anche i rischi specifici legati agli incidenti.
Il quinti ed ultimo proposto da +Europa, invece, si lega alla cittadinanza e proporrebbe di dimezzare da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale in Italia necessario per presentare la richiesta di cittadinanza.
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