I referendum dell’8 e del 9 giugno, che si pongono l’obiettivo di disciplinari alcune questioni legate al lavoro e alla cittadinanza, sarebbero “una guerra ideologica” destinata al fallimento e alla condanna dell’oblio. Lo ha dichiarato il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, in un’intervista al Corriere della Sera, in cui ha cercato di spiegare perché questi stessi tentativi di indebolire il governo di Giorgia Meloni in realtà lo starebbero rinforzando.
“La Cgil attacca me guardando al passato, anziché attaccare la Meloni parlando del futuro“, ha sostenuto l’ex premier, sottolineando come due dei cinque quesiti dei referendum nascano sostanzialmente per annullare quanto da lui introdotto nel corso del suo governo nel 2015. Inoltre, anche se entrambi i quesiti dovessero raggiungere una quantità di consensi tale da permetterne l’adozione, secondo Renzi la situazione non cambierà affatto.
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“Non è che se vince il sì su licenziamenti torna l’articolo 18 dello Statuto, cioè il reintegro del posto di lavoro, ma si torna alla legge Monti-Fornero, che prevede sempre un indennizzo, ma con un tetto più basso“, ha spiegato, per poi aggiungere che paradossalmente la posizione di Landini e della Cgil è allineata con quella del governo. “Sul Jobs Act Meloni e Salvini la pensano come Landini“, ha infatti dichiarato, ricordando come Fratelli d’Italia e la Lega avessero votato contro il Jobs Act allo stesso modo dei Cinque Stelle e di Schlein.
Renzi: “Estremismo di sinistra non porta consensi contro Meloni”
Una situazione piuttosto complicata che però non starebbe portando il centrosinistra verso una posizione tale da permettere la costruzione di un’alternativa al governo che sia realmente in grado di convincere i cittadini. L’ex premier ha infatti voluto evidenziare come le guerre ideologiche spesso non siano lo strumento giusto da imbracciare con la speranza di vincere le elezioni. In questo senso, Renzi ha sostenuto che bisogna procedere insistendo sui settori in cui l’esecutivo Meloni è più debole.
“Salari, bollette, pensioni“, sono questi gli argomenti su cui le opposizioni dovrebbero concentrarsi, presentando proposte che siano realmente utili ai cittadini e che di conseguenza li convincano che il governo attuale è inadeguato. “Chi pensa di vincere solo valorizzando l’estremismo di sinistra alla fine aiuta Giorgia Meloni a fare il bis“, ha tuonato Renzi, cercando di creare un certo interesse nei confronti delle posizioni moderate, di quel centro che all’estero sta iniziando piano piano a prendere piede grazie alle lezioni di Tony Blair nel Regno Unito e a quelle di Mark Carney in Canada.
Così, Renzi cerca di sminuire la battaglia contro alcune riforme che sono state il cardine del suo governo, cercando di esortare le opposizioni a concentrarsi su problematiche attuali e soprattutto legate al governo odierno e non su quanto accaduto in passato nel corso di esecutivi guidati da alleati.
Renzi: “Io prendo sul serio i referendum e faccio campagna a favore del Jobs Act”
Nonostante le parole durissime rivolte ai referendum della Cgil, Renzi spiega di essere pienamente coinvolto nel processo e di riconoscere come veri gli allarmi di Landini, che ha denunciato la poca attenzione rivolta ai quesiti da parte della maggioranza di governo. Pur riconoscendone la natura fallimentare, tanto da arrivare a dire che “il quorum lo vedremo col binocolo“, Renzi ammette di essere pronto a sostenere questa campagna, pur con le sue convinzioni.
“Mi impegnerò per far capire che il Jobs Act non può essere imputato della precarietà, che c’era prima e c’è ora“, ha annunciato, per poi spiegare che, oltre a votare “No” sui due quesiti riguardanti i licenzianti, è pronto a sostenere le altre tre proposte, compresa quella sulla cittadinanza. Renzi, comunque, tirando le somme del periodo di riforme del 2015 e di quello attuale, lancia una stoccata ai suoi ex colleghi di partito, dicendosi sorpreso dalle loro prese di posizione.
Il problema, infatti, non sarebbero le posizioni di Schlein e Landini, che sin da subito si sono manifestati come contrari alle sue proposte, ma lo sarebbero quelle dei “presunti riformisti del Pd“, in quanto starebbero sommessamente accettando quanto da loro imposto dall’alto, senza ribellarsi, perché troppo timorosi di non essere ricandidati in futuro. Un attacco durissimo, che ancora una volta riporta a galla la capacità di Renzi di avere sempre una critica per tutti.
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