La riforma Costituzionale del Premierato, che prevede l’elezione diretta del premier, ha ottenuto il suo primo via libera in Commissione Affari Costituzionali al Senato. Ieri era infatti previsto il voto all’emendamento che vuole modificare l’articolo 3 della riforma, che a sua volta modifica l’articolo 92 della Costituzione. Il tutto con l’obiettivo di inserire in Costituzione l’elezione diretta del Presidente del Consiglio, accompagnata dal limite dei due mandati.
Per quanto riguarda il nodo cruciale che riguarda la legge elettorale da affiancare alla riforma, l’onorevole Gasparri di Forza Italia ha nuovamente preso la parole, sottolineando: “Poco fa ho dato la linea ai nostri senatori, prima si fa il premierato e poi la legge elettorale. Se non si approva il primo come si fa a fare la seconda?“. La linea quindi rimane quella dettata dalla ministra Casellati, che per prima si è scontrata con i dubbi di Marcello Pera a riguardo.
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Ieri, però, durante le discussioni che hanno preceduto il voto, anche il leghista Paolo Tosato ha espresso alcuni dubbi sul Premierato, così come è stato gestito da FdI. “Io vorrei solo essere sicuro che la riforma regga. Quando si modifica la Costituzione bisogna essere perfetti” ha infatti dichiarato il deputato, per poi aggiungere: “Non vorrei ci si accorgesse che alcune modifiche sono necessarie solo in seconda lettura alla Camera“.
Le questioni aperte del premierato
Il primo via libera ottenuto dalla “madre di tutte le riforme“, secondo le parole del premier, non ha però eliminato tutte le questioni ancora da chiarire sul Premierato. Primo tra tutti, come ha sottolineato Paolo Tosato, c’è il tema del premio di maggioranza, la cui percentuale verrà stabilita solo nella legge elettorale, anch’essa ancora da definire. Tale premio per ora è stabile al 55%, ma con la nuova riforma potrebbe abbassarsi, ed anche di molto. Il primo 30% ipotizzato è stato immediatamente criticato da Marcello Pera, che lo ha ritenuto fin troppo basso. Ieri si è parlato invece di un ipotetico 42-45%, almeno secondo quanto riferito dal senatore FdI Alberto Balboni.
Tosato ha poi preso alla sprovvista il resto del centrodestra chiedendo: “Il testo attuale garantisce che il premier eletto dai cittadini abbia una maggioranza altrettanto solida?“. Balboni ha provato a rispondere alla questione, evidenziando che la possibilità che il candidato premier eletto non raggiunga la maggioranza “è un’ipotesi accademica. La riforma spingerà nel senso di un maggiore bipolarismo, ma se si verificasse le ipotesi sarebbero due, ovvero un Parlamento eletto proporzionalmente, che però confliggerebbe con l’obiettivo di dare stabilità al governo, o il ballottaggio“.
Questioni su cui però potrà effettivamente dare sicurezze solo la legge elettorale a cui sta lavorando Maria Elisabetta Casellati, ministra delle Riforme costituzionali. “Comporre una legge elettorale non è semplicissimo, la sto studiando e vedremo quale potrà essere il vestito migliore per questo premierato” ha spiegato la ministra per poi affermare convinta: “Non parlerò della legge elettorale finché non c’è uno scheletro almeno prima della lettura“.
Le critiche dell’opposizione
“Vanno di fretta per dire agli elettori alle Europee che hanno approvato il premierato” dichiarando le opposizioni, puntando il dito contro lo sprint finale voluto dal governo Meloni per far sì che l’approvazione della riforma del premierato arrivi prima dell’8 giugno. Troppa fretta che potrebbe inficiare la creazione della riforma, tralasciando punti che solo in seguito mostreranno le loro debolezze e fragilità.
“La mancanza di indicazioni sulla legge elettorale crea molti problemi” ha dichiarato il democratico Dario Parrini seguito dalla pentastellata Alessandra Maiorino, che ha affermato: “Il governo vuole la deriva plebiscitaria“. Tra le opposizioni resta la speranza che nonostante i passi avanti della riforma il popolo italiano decida di non votare a favore del Premierato, permettendo quindi alla Costituzione di rimanere immodificata. Le opposizioni non hanno mai smesso di denunciare la pericolosità di una riforma simile. In prima linea Schlein e Conte: la prima ha descritto il Premierato come “una riforma che smantella la Repubblica“, il secondo lo ha descritto come “un modello ibrido e confuso che trasformerà il Presidente della Repubblica in un passacarte“.
Il voto favorevole “ma con mugugno” di Marcello Pera sul premierato
Il deputato di Fratelli d’Italia Marcello Pera ha espresso più di qualche dubbio sulla questione premierato-legge elettorale, di fatto allineandosi alle critiche dell’opposizione. L’ex presidente del Senato ha però dichiarato di essere pronto a dare il suo voto a favore della riforma anche se “con mugugno“. C’è più di qualche passo all’interno della riforma che non convince Pera, tra cui una che riguarda direttamente l’elezione del premier. “Basterebbe dare al premier la cui coalizione vince le elezioni i poteri necessari“.
Una frase quasi sprezzante che mette in dubbio tutta la struttura della riforma dell’articolo 92 della Costituzione. Secondo Pera, poi, sarebbe poco saggio decidere sulla riforma senza aver prima discusso della legge elettorale che dovrebbe affiancarla. Nessuno, però, nel centrodestra sembra aver dato ascolto alle sue parole, come dimostra l’annuncio di Maria Elisabetta Casellati, che ha confermato che la legge verrà studiata a seguito dell’approvazione della riforma.
Gasparri: “Discutere subito la legge elettorale farebbe un favore alle opposizioni“
Il capogruppo di Forza Italia, Maurizio Gasparri, si dice speranzoso sullo sprint finale legato alla riforma del premierato. “Questa settimana non ci sono sedute d’Aula dunque possiamo approfittarne per lavorare bene in Commissione” ha infatti dichiarato il deputato per poi far notare soddisfatto: “Si è tolta dal testo la percentuale di voti necessaria a far scattare il premio di maggioranza, che forse irrigidiva la formulazione“.
Su quest’ultimo tema si era espresso anche Marcello Pera la scorsa settimana. “Il premio di maggioranza sarebbe spropositato” aveva infatti affermato poiché per l’elezione del premier sarebbe bastato il 30% dei voti. Per questo secondo Pera sarebbe servita una soglia minima nella Costituzione e poi di conseguenza chiarire se in alcuni casi specifici sarebbe stato previsto il ballottaggio.
Per Gasparri però discutere in anticipo la legge elettorale potrebbe divenire un’arma a favore delle opposizioni: “Se lo ricorda l’albero di Bertoldo? Quando gli fu chiesto di scegliersi l’albero a cui impiccarsi, dopo lunga ricerca, lui disse ‘sulla Luna’“.
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