I nuovi nati sono sempre meno nel nostro Paese: tra le cause, l’aspetto economico, professionale, ma anche personale
“Tasse differenziate per single e genitori, favorendo chi ha figli a discapito di chi non ne ha” è la formula Made-in-Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia e Finanza, sul “rimuovere gli ostacoli alla natalità” in Italia.
Il Paese, infatti, sta vivendo un periodo di piena crisi su questo fronte. I nuovi nati sono sempre meno e le cause sono molteplici.
Giorgetti e la sfida sulla natalità
Prioritario per il governo è proseguire sul taglio del cuneo, soprattutto per i redditi medio-bassi, misura che dovrebbe concretizzarsi a breve.
Per tutti gli altri interventi attesi, però, dalle pensioni ai rinnovi contrattuali, tutto dipende dalle coperture, che, avverte l’Ufficio parlamentare di bilancio, sono “cospicue”, ma “difficili da reperire”.
Una sfida su cui il governo pensa ad un’azione risolutrice, eliminando i disincentivi alla natalità, spiega Giorgetti, che chiarisce: “Non possiamo tassare allo stesso modo chi è single e chi ha una famiglia con figli perché chi ha figli sopporta costi che in qualche modo alterano il concetto, tanto caro a tanti qui presenti, della progressività del carico fiscale”.
(De)Natalità in Italia: le indagini Istat
Le analisi Istat – aggiornate ai primi 10 mesi del 2022 – rilevano come ci sia un calo del
il numero medio dei figli per donna e aumenta l’età media alla nascita del primo figlio, con il conseguente fenomeno della contrazione dei secondi figli e ad una diminuzione drastica dei terzi figli e oltre. Inoltre, aumentano sensibilmente le donne senza figli, che sono 1 su 4 per le nate nel 1980 (dato stimato per la fine della vita riproduttiva), vale a dire circa il doppio rispetto alla generazione del 1950 (erano l’11,1% delle donne ini età riproduttiva).
Il record negativo del più basso numero di nascite raggiunto nel 2020 in Italia è stato nuovamente superato nel 2021, con 400.249 nati. Nei soli primi 10 mesi del 2022, sono state registrate 9 mila nascite in meno (in tutto il 2021 le minori nascite sono state pari a 5 mila). Il fenomeno è legato anche alla diminuzione del tasso di fecondità sotto i 30 anni ed il rinvio protratto nel tempo si traduce spesso nella rinuncia definitiva ad avere figli.
Cala il numero medio di figli per donna che nel totale è stato di 1,25 nel 2021, di cui 1,18 per le italiane e 1,87 per le straniere (era 1,44 nel 2008, di cui 1,33 per le italiane e 2,53 per le straniere) e l’età media al parto nel 2021 è di 32,4 anni, di cui 32,8 anni per le italiane e 29,7 anni per le straniere (era di 31 anni nel 2008, di cui 31,6 anni per le italiane e 27,5 anni per le straniere).
Tra le cause del calo delle nascite si individua una correlazione con la diminuzione dei matrimoni, con un peso delle nascite da genitori non coniugati che arriva nel 2021 al 39,9% e la minore presenza di giovani under 25 che in Italia, unico caso in Europa, sono scesi sotto quota 23%. Si tratta di ben 7 milioni di under 25 in meno rispetto alla Francia che ha tassi di longevità e dimensione demografica paragonabili all’Italia, ma con un tasso di fecondità più alto a confronto.
Italia vs Francia: la natalità a confronto
Ad essere colpita dalla crisi della natalità è anche la Francia. Il leggero miglioramento del 2021, con un aumento inatteso delle nascite dopo lo shock demografico del 2020 causato dal Covid-19, è stato infatti, di breve durata. Nel 2022, le nascite sono tornate a diminuire, secondo l’ultimo rapporto demografico dell’Istituto nazionale francese di statistica e studi economici (INSEE).
Inoltre, un numero di decessi superiore a quello previsto ha reso il 2022 l’anno in cui l’equilibrio naturale ha raggiunto il suo livello storico più basso. La popolazione francese ammontava a 68 milioni di abitanti il 1° gennaio 2023, in aumento solo dello 0,3%. Il tasso di natalità ha raggiunto un minimo storico che non si vedeva in più di 70 anni.
Germania: un modello di riferimento
In controtendenza è la Germania: la natalità tedesca ha avuto una crescita molto consistente. Ciò grazie all’investimento fatto dalla Germania negli ultimi 20 anni sulle politiche per la famiglia ha contribuito a rendere le famiglie tedesche più propense ad avere figli.
Le politiche tedesche, infatti, fanno riferimento a congedo maternità obbligatorio, congedo parentale di 12 mesi retribuito al 67% del reddito fruibile da entrambi i genitori fino al 100% per le famiglie meno abbienti, con una premialità che lo porta a 14 mesi se l’altro genitore ne prende almeno una parte.