Giorgia Meloni, dal palco del Congresso di Fratelli d’Italia tenutosi a Pescara, ha annunciato la sua candidatura alle elezioni europee. Nessuna sorpresa, dopo Tajani e Schlein la sua era una decisione più che scontata. Il premier, però, ha voluto utilizzare il palco costruito a pochi metri di distanza dal mare Adriatico per togliersi qualche sassolino dalla scarpa e per rassicurare i suoi elettori. “Sulla scheda elettorale scrivete solo il mio nome di battesimo – dice Meloni davanti ad una folla estasiata – Io sarò sempre una persona a cui dare del tu, senza formalismi“.
L’ultima scelta comunicativa del team Meloni, a quanto pare ideata proprio dal responsabile organizzazione Giovanni Donzelli e sostenuta dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, sembra voler avvicinare ancora di più il Presidente del Consiglio ai suoi elettori. Lollobrigida, infatti, ha chiarito tutti i dubbi in merito alla questione, confermando che il voto col solo nome di battesimo è possibile e non crea alcun tipo di problema. Altri esperti avrebbero da dissentire, ma per ora la situazione sembra risolta.
Meloni, poi, è entrata nel cuore della vicenda rispondendo ai dubbi sollevati da Salvini e in generale dai sovranisti e criticando tutti coloro che a Bruxelles rimangono “chiusi dentro al palazzo di vetro“. Giorgia ha scelto la via del personalismo ed ha usato il palco di Pescara per esporre una visione poco realizzabile: un modello italiano che vede anche all’Europarlamento la destra al governo e la sinistra all’opposizione.
“Giorgia Meloni detta Giorgia“, come funzionerà il voto alle Europee
Giorgia Meloni ha invitato i suoi elettori a scrivere sulla scheda elettorale solo il suo nome “Giorgia“, come segno della vicinanza del premier alla popolazione. Una mossa che potrebbe convincere qualcuno, soprattutto accompagnata da una spiegazione piuttosto altruistica: “Questo voto servirà a comprendere se il mio lavoro piace agli italiani, se si sentono soddisfatti“. Proprio in questa frase sta il nodo delle candidature dei leader di partito, che useranno le Europee per misurare i propri indici di gradimento.
La proposta di FdI ha però sollevato qualche dubbio, sciolto immediatamente da Francesco Lollobrigida. “In ogni tipo di elezione un candidato può semplificare il nome, purché sia chiarito in fase di deposito della candidatura“, ha chiarito il ministro, spalleggiato da Francesco Donzelli che ha sottolineato: “Tra i candidati, la premier sarà in cima all’elenco di FdI come ‘Giorgia Meloni detta Giorgia’. Una eventualità prevista e già utilizzata. Non ci sono rischi di contestazione“.
In realtà, il rischio principale ma poco plausibile prevede che anche un altro candidato utilizzi lo stesso escamotage. In questo modo vi sarebbero due “Giorgia” eleggibili e la decisione di FdI potrebbe rivoltarglisi contro. Cosa accadrebbe infatti se un elettore scrivesse il nome di Giorgia sotto al simbolo di un altro partito, proprio quello in cui vi è un altro candidato con lo stesso nome. Le probabilità che ciò accada sono molto basse, ma la decisione del partito crea comunque più di qualche dubbio.
Meloni e le risposte “a metà” ai sovranisti
Giorgia Meloni durante il Congresso di FdI ha evitato di parlare di Roberto Vannacci, ma ha comunque mandato qualche messaggio a Salvini. Oltre al “grazie a Matteo che ci ha preferito il Ponte” che ha strappato qualche risata ai presenti, il premier ha voluto ribadire con fermezza che il suo partito non stringerà mai accordi con la sinistra, neanche all’Europarlamento. “Quando noi diciamo mai con la sinistra non stiamo usando uno slogan vuoto“, ha così rassicurato la presidente del Consiglio.
Meloni poi attacca direttamente i sovranisti: “In queste settimane sta confondendo i piani tra la maggioranza in Parlamento europeo e la futura Commissione, per insinuare una sorta di nostra presunta disponibilità ad allearci con i socialisti“. Una possibilità che Meloni esclude, senza però ricordare agli elettori della possibilità per il Gruppo dei Conservatori e Riformisti europei di sostenere un candidato nato dall’accordo tra Partito popolare europeo, socialisti e liberali.